Abiti sartoriali fatti su misura, ma anche cravatte di lusso, penne costose e, soprattutto, contratti lavorativi con le aziende di Federico Bianchi di Castelbianco. La lista di presunte tangenti percepite dall'ex dirigente del Miur, Giovanna Boda, indagata per corruzione insieme all'imprenditore e che era addirittura in lizza per diventare ministro, si allunga: tra le persone con cui la donna avrebbe voluto lavorare spunta anche il regista Ambrogio Crespi - non indagato - condannato nel 2021 per concorso esterno in associazione mafiosa e che ha ottenuto la grazia dal presidente della Repubblica. Da un'informativa della Finanza emerge che, nel febbraio 2021, stava discutendo con la dirigente della possibilità di realizzare un documentario sul Covid da divulgare nelle scuole, dal costo da 50mila euro. Il pagamento - all'insaputa del regista - sarebbe stato chiesto dalla Boda a Bianchi di Castelbianco.
IL MAGISTRATO
Poi c'è il caso di Daniele Piccirillo, cognato dell'ex procuratore antimafia - oggi candidato con i Cinquestelle - Federico Cafiero De Raho: il suo contratto con le aziende di Bianchi - emerge dagli atti - sarebbe stato formalizzato dopo un incontro tra la Boda e la sorella del magistrato.
I REGALI
Secondo l'accusa, i contratti di collaborazione con le aziende di Bianchi per un lungo elenco di persone facevano parte delle utilità ottenute dalla Boda, in cambio di agevolazioni nell'assegnazione dei bandi per gestire progetti - milionari - per le scuole. Ma nella lista delle presunte tangenti figura anche molto altro: viaggi, case, stipendio di autisti e collaboratori domestici, solo per citarne una piccola parte. La segretaria della Boda, interrogata, ha raccontato che il conto della dirigente «era spesso in rosso» e che lei «faceva principalmente spese personali, come chirurgia, parrucchiere o unghie, lasciando mance generose». E ancora: «Era un continuo chiedere soldi e mi sono trovata anche ad anticipare io». Persino l'ufficio stampa del ministero, a dire della segretaria, era pagato da Bianchi. «Il periodo in cui siamo stati senza stipendio, il pagamento ci veniva effettuato tramite bonifici dalle scuole, sul falso presupposto che avessimo svolto delle attività per i progetti. In realtà era il nostro stipendio per l'attività che svolgevamo a favore della Boda - prosegue la Franco - Quanto agli abiti, il sarto preparava abiti al padre della Boda, al ministro Bussetti probabilmente due vestiti... Infine in Sardegna ho prenotato un Ncc per il Ministro su richiesta della Boda, così come ho comprato una penna, a mia memoria una Montblanc, da regalare a lui... Ho comprato anche cravatte, talvolta dal negozio Cenci o da Marinella». Dalle parole della segretaria, emerge che la dirigente puntava a diventare ministro: «Quando c'è stato il cambio di governo si parlava della possibilità che la Boda venisse nominata ministro. Ho sentito parlare la Boda»