«Non ci dimenticate, vogliamo tornare a casa». Il grido d'allarme arriva da Prati Fiscali, un mese e mezzo dopo l'allagamento in seguito a un'alluvione che ha messo ko la zona del III Municipio. Almeno cinque famiglie, alcune con bimbi piccoli, altre con persone sulla sedia a rotelle non sono rientrate a casa, altre si "arrangiano" ma dicono «stiamo come si dice a Roma: con una scarpa e una ciabatta, nessuno è più venuto, siamo in attesa di una riunione in Campidoglio, è tutto fermo, ci sentiamo profughi». Ricapitolando: l'acqua delle fogne, dunque liquame, ha reso inagibili i piani terra, chi può sopravvive nei secondi piani ma i danni sono ingenti. Elettrodomestici rotti, mobilio devastato, umidità, pareti ammuffite, pavimenti sconnessi, anche soprattutto un cattivo odore che ancora nessuno ha sanato. Oltre al timore costante che qualcuno entri nelle case abbandonate. Tutt'intorno manto stradale divelto, tombini che hanno messo a posto i residenti «abbiamo comprato sacchetti di asfalto, altrimenti la gente inciampava». «Chi è rimasto a casa ha avuto problemi di dissenteria e vomito, il liquame uscito dalle fogne ha impregnato tutto - racconta Angelina Fiore - lo smaltimento dei rifiuti ingombranti è finito ma le case non sono inagibili. Ecco, non vogliamo paragonarci all'Emilia Romagna, ma lo stesso chiediamo aiuto». Dopo i sopralluoghi e le promesse tutto è rimasto fermo. Neanche c'è stata una sanificazione. Raffaele Comunale, 63 anni, è ancora fuori casa. «In via Prati Fiscali vecchia, la situazione è ancora critica, sto sulla sedia a rotelle e quella casa comoda mi manca tanto». Dove l'avevano mandato è anche caduto, ora sta in 24 mq con la moglie e i due cani, una casetta che gli ha prestato un amico. «La mia casa è inagibile, distrutta, non è rimasto niente, perso tutto: mobilio, vestiti, ricordi. Ma se continuo così mi viene un esaurimento nervoso. Ci hanno abbandonati, non si è più mosso niente e nessuno ci aiuta per rimettere a posto, con la pensione da invalido, sono disperato». Raffaele ricorda: «Il sindaco Gualtieri mi venne incontro, mi strinse la mano, ora sto pensando di andare a incatenarmi sotto il Campidoglio».
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