Campiti e la sparatoria di Roma. L'avvocato dell'ex moglie: «Quando morì suo figlio non andò al funerale»

Il legale: «Non veniva mai nemmeno alle udienze del processo per la morte del ragazzo»

Campiti e la sparatoria di Roma. L'avvocato dell'ex moglie: «Quando morì suo figlio non andò al funerale»
di Valeria Di Corrado
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Martedì 13 Dicembre 2022, 07:46 - Ultimo aggiornamento: 13:05

«Era un padre assente ed è stato latitante anche dopo la morte del figlio: non si è presentato nemmeno al suo funerale». Il ricordo di Claudio Campiti è rimasto molto nitido nella mente dell'avvocato Pier Francesco Grazioli, legale di riferimento di Rossella Ardito, la ex moglie del killer. Il civilista è anche il padre del migliore amico che aveva Romano Campiti, figlio dell'autore della sparatoria di domenica mattina a Fidene, scomparso prematuramente a 14 anni in un tragico incidente con la slitta sulle piste altoatesine, nel marzo del 2012.

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L'avvocato Grazioli ha seguito tutto il processo che ha portato alla condanna definitiva per omicidio colposo dei responsabili dell'impianto di risalita e del maestro che non aveva prestato soccorso al ragazzo.
Claudio Campiti veniva alle udienze del processo?
«No, non veniva mai. Ha partecipato solo una volta, all'udienza preliminare. Mi ricordo che si sedette in fondo all'aula, insieme a un amico, e non si avvicinò nemmeno per chiedermi informazioni del procedimento. Dopo quella volta, non lo vidi e non lo sentii più, né nel corso del dibattimento davanti al Tribunale di Bolzano, né nei gradi successivi del giudizio. Al contrario, la sua ex moglie partecipava a tutte le udienze e ha sostenuto da sola le spese legali, compreso i costi di soggiorno e trasporto del collegio difensivo. La signora Ardito diceva sempre: tanto so che non verrà, non chiamerà nemmeno questa volta».
Ma Campiti si costituì parte civile nel processo?
«No, non si è mai costituito. Io rappresentavo le sue due figlie, il collega Alessandro Vitale rappresentava la ex moglie, mentre Lina Musumarra i nonni materni. Quando il Tribunale, dopo la condanna degli imputati, ci concesse la provvisionale per il risarcimento dei familiari, Campiti non volle nemmeno firmare dal giudice tutelare l'autorizzazione necessaria alla ex moglie e alle figlie per incassare l'assicurazione. Non mi risulta, inoltre, che lui abbia avviato autonomamente una causa civile per ottenere la sua quota di risarcimento. Lo avremmo saputo».
Era un padre presente con suo figlio?
«Non lo era affatto. Direi, piuttosto, che fosse latitante. Romano era il migliore amico di mio figlio, quindi trascorreva tanto tempo a casa nostra. In più, frequentavano insieme il Liceo Chateaubriand. Campiti non l'ho mai visto venire a prendere Romano a scuola o ai colloqui con i professori. Non lo accompagnava nemmeno in piscina, né trascorreva con lui i week-end o le vacanze. Al punto che sia io che mio figlio avevamo pensato che il padre di Romano fosse morto. Poi, un giorno, ci disse che suo papà viveva a Firenze. Non so se poi partecipasse alle costose spese del liceo, la ex moglie, su questo punto, non si era mai lamentata».
Partecipò almeno al suo funerale?
«No, io non l'ho visto quella mattina.

La chiesa di San Luigi dei Francesi era stracolma, ma Claudio Campiti non c'era durante la celebrazione. Feci io l'orazione funebre per Romano, tant'è vero che tutti pensarono che fossi il padre. Mi ricordo questa scena molto triste: la sorellina più piccola era in braccio al portiere, perché il padre non c'era. All'epoca Campiti era già separato, di fatto, dalla moglie. È un uomo che mi ha lasciato sempre interdetto, ma quando ho saputo quello che ha fatto domenica sono rimasto di stucco, non me lo sarei comunque mai immaginato».

 

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