Lo Stato dovrà risarcire le vittime di reati violenti accaduti nel territorio italiano anche se si tratta di residenti all’estero. Specie se quello subito è un delitto odioso e choccante come una violenza sessuale. Il professore Vincenzo Sanasi D’Arpe, amministratore delegato della Consap, la società partecipata del ministero dell’Economia che gestisce i servizi assicurativi di rilievo pubblico ereditati da Ina, dopo avere letto sul Messaggero del caso della turista australiana stuprata a Colle Oppio che si è vista rifiutare la richiesta di risarcimento inoltrata al “Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso e dei reati intenzionali violenti” perché straniera, ha preparato un progetto di modifica della legge del 2016 che, recependo la direttiva europea del 2004, ha istituito il Fondo.
«È chiaro - afferma i il professore Sanasi D’Arpe, cassazionista e tra i massimi esperti in materia di amministrazione di grandi imprese in crisi - che la ratio della norma intende tutelare tutte le vittime, a prescindere dalla residenza.
IL DRAMMA
Ma andiamo per gradi. La donna, una modella all’epoca 49enne, in vacanza nella Capitale, il 3 ottobre del 2016 venne avvicinata nei pressi di un bar da un romeno senza fissa dimora, Eduard Oprea, 41 anni, ben vestito e dai modi gentili, si offrì di indicarle la strada per l’albergo. Ma la richiesta di informazioni, si tramutò in un incubo: la turista venne condotta in un luogo appartato del Colle Oppio e qui picchiata e abusata dopo essere caduta a terra priva di sensi. Finì in ospedale, con il setto nasale rotto e 30 giorni di prognosi. Il romeno venne arrestato dalla Squadra mobile, incastrato dalla prova del Dna. La giustizia italiana, da allora, ha fatto il suo (lento) corso: nel 2019 la condanna di 12 anni viene ridotta a 10. Nel 2020 la decisione viene confermata in Cassazione.
La 49enne avrebbe avuto diritto a un risarcimento stabilito dal giudice in 50mila euro. Ma quei soldi non li ha mai visti. «Il romeno è nullatenente - spiega l’avvocato Mario Rinaldi -. Inoltre, si è avvalso del patrocinio gratuito dello Stato e, quindi, lo Stato stesso, per legge, non può provvedere. Ecco perché la mia cliente si è rivolta al Fondo per le vittime di violenza e reati mafiosi, come avrebbe fatto qualsiasi altra assistita. Ma il Comitato presieduto dall’autorità prefettizia che deve valutare l’istanza l’ha rigettata in quanto la signora è australiana e non risulta stabilmente residente in un Paese europeo». Motivo per cui la donna ha fatto causa al ministero dell’Interno ritenendo la decisione «discriminatoria, per me e per tutte le donne». Il 18 gennaio, dopo oltre un anno, è stata fissata la prima udienza, slittata d’ufficio al 4 aprile.
Sanasi D’Arpe è rimasto molto colpito dalla vicenda. Al termine dell’attività istruttoria dei Comitati predisposti, infatti, è la Consap a erogare i risarcimenti. «Formalmente sia il Comitato che il ministero, dopo avere anche chiesto parere all’Avvocatura generale dello Stato, sono stati impeccabili nell’applicare la legge - chiarisce ancora l’ad - ma sono convinto che una modifica della legge sia necessaria e rispondente alla spirito del legislatore, sia europeo che nazionale, che intende proteggere i diritti inviolabili della persona. Dirò di più: il danno morale e fisico subito da una vittima di stupro è, per certi versi, incalcolabile e non può essere il fatto di avere subito la violenza mentre si è in vacanza, a fare venire meno il diritto a un minimo risarcimento».