Roma, truffatore col reddito di cittadinanza fa shopping di lusso: «Compro il Rolex da 11 mila e 500 euro»

L’uomo era arrivato a Roma da Napoli con un assegno e documenti falsificati

Roma, truffatore col reddito di cittadinanza fa shopping di lusso: «Compro il Rolex da 11 mila e 500 euro»
di Erika Chilelli
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Venerdì 13 Gennaio 2023, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 15:18

A Roma in trasferta per commettere una truffa in cambio di mille euro. Così un napoletano di 47 anni, ha pensato risolvere i suoi problemi economici mettendosi in contatto con un’organizzazione criminale e commettere reati per commissione in cambio di un ritorno finanziario. A Vincenzo C., non bastava il reddito di cittadinanza: è arrivato nella Capitale mercoledì, in possesso di documenti d’identità e assegni bancari falsi, per commettere una truffa ai danni di un uomo con il quale aveva preso contatti fingendosi interessato a comprare un Rolex del valore di 11 mila e 500 euro. Il venditore, però, insospettito ha chiamato la polizia e al momento del passaggio di proprietà il 47enne è stato arrestato. Accusato di truffa e possesso e fabbricazione di documenti falsi è stato condotto in aula dove, ieri, con giudizio per direttissima. Il suo arresto è stato convalidato, ma è tornato in libertà, anche se npon ha indicato chi fossero i suoi committenti. 

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IL PIANO

Aveva risposto a un annuncio online, mostrandosi interessato all’acquisto di un Rolex modello Milgauss del valore di 11mila e 500 euro.

Così, dopo aver preso accordi con il venditore, i due hanno fissato un incontro davanti a un istituto di credito della Capitale, dove era depositato in custodia l’orologio. Nel mattino di mercoledì il compratore è partito da Napoli ed è arrivato a Roma con l’intenzione di tornare a casa con il bottino, ma nulla è andato secondo i piani: il 47enne, infatti, non voleva acquistare il Rolex per sé, né intendeva pagarlo, ma impossessarsene per consegnarlo ai suoi “superiori” appartenenti ad un’organizzazione criminale. Ad attenderlo al momento dello scambio, però, non c’era solo il venditore dell’orologio, ma anche gli agenti di polizia, allertati proprio dall’inserzionista che era preoccupato per via della modalità di pagamento scelta da Vincenzo: un assegno circolare che, in seguito ad accertamenti condotti dall’istituto bancario, è risultato falso. Ad essere contraffatto anche il documento d’identità, valido anche per l’espatrio, sul quale era scritto un altro nome. L’uomo è stato così arrestato con l’accusa di truffa, possesso e fabbricazione di documenti falsi. 

L’INGAGGIO

Ieri, in aula per l’udienza di convalida, l’imputato ha reso una confessione piena, ammettendo di non aver agito da solo. «Mi hanno reclutato». Le prime parole dell’uomo davanti al giudice e, poi, come un fiume in piena è crollato ed ha confessato tutto raccontando il piano fin dal principio. Senza lavoro, separato e con due bambini. L’unica sua fonte di reddito era il sussidio statale. Così, disperato per via della situazione economica, per garantire un futuro ai suoi figli era disposto a tutto, anche ad entrare in contatto con gli ambienti della criminalità organizzata che si sono serviti di lui per spingerlo a commettere reati in cambio di una ricompensa in denaro. 

«Alcuni uomini sono venuti da me - ha detto - hanno fatto una foto e poi l’hanno inserita in una tessera falsa – ha raccontato il 47enne – ho contattato il venditore del Rolex su Subito.it, dove aveva inserito l’annuncio, e poi sono venuto a Roma con un taxi privato, pagato da queste persone, per incontrarlo davanti ad un istituto di credito, dove era depositato l’orologio, e pagarlo con un assegno falso». 

Una volta tornato a Napoli avrebbe dovuto concludere l’affare: «Dovevo consegnare loro l’orologio e in cambio ricevere un compenso di mille euro», ha raccontato in lacrime, ammettendo di aver agito per i figli che avrebbe dovuto vedere proprio ieri come da accordi presi con la ex compagna. L’arresto del 47enne, incensurato, è stato convalidato senza alcuna misura. L’uomo ha reso una confessione piena, ma non ha fornito i nomi degli uomini che lo hanno ingaggiato per commettere la truffa, sostenendo di non esserne a conoscenza.

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