Truffa del lavoro in Vaticano: «Un posto in Gendarmeria? Paga e lo avrai». Denunciato 54enne

Raggirato un giovane disoccupato che ha versato diverse centinaia di euro

Truffa del lavoro in Vaticano: «Un posto in Gendarmeria? Paga e lo avrai». Denunciato 54enne
di Karen Leonardi
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Venerdì 17 Marzo 2023, 22:33

Modi affabili, atteggiamento rassicurante e disponibilità di chi ce la sta mettendo tutta per aiutare un govane disoccupato a trovare un lavoro. «Ti faccio assumere nella Gendameria Vaticana». Questa la promessa fatta da un sedicente ufficiale dell’Arma dei carabinieri a un giovane 30enne di Ponte Marconi, desideroso di entrare nel prestigioso corpo della Santa Sede. Ma si trattava solo di una truffa architettata da un millantatore che diceva di avere alte conoscenze in Vaticano e, in cambio del posto di lavoro, si era fatto dare 500 euro.

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A smascherare e denunciare Giuseppe P., 54 anni, tecnico informatico di Frascati, in passato coinvolto in vicende legate alla pedopornografia, è stata la polizia postale, che lo ha denunciato per sostituzione di persona e detenzione abusiva di armi da fuoco. 


LA TRUFFA

Ma i guai per il millantatore dei Castelli Romani non finiscono qui visto che anche la Santa Sede, su cui il truffatore ha gettato discredito, lo ha denunciato. «È tutto pronto, puoi andare a provare la divisa, così potrai prendere servizio immediatamente».

Per il giovane e il suo anziano padre il sogno di varcare la soglia del Palazzo Pontificio e di sistemarsi nell’illustre corpo di guardia della Santa Sede si stava finalmente avverando. In passato la sua domanda per entrare nella Gendameria era stata rigettata e quando padre e figlio avevano conosciuto il 54enne frascatano, si erano fidati ciecamente dell’uomo, presentatosi come carabiniere con contatti a San Pietro e intermediario per l’assunzione del giovane nell’ambìto corpo di sicurezza. Il primo atto della truffa era iniziato in un negozio di apparecchi elettronici, a Ponte Marconi, dove il 30enne aveva portato il suo computer per farlo aggiustare. Giuseppe P., invece, aveva lavorato per qualche anno nel punto vendita del quartiere romano. Tra una parola e un’altra scambiata nel locale, il discorso era presto finito sulle preoccupazioni del padre per la mancanza di un posto fisso del figlio, arrivato a 30 anni senza una vera indipendenza economica.

Non è stato difficile per il truffatore realizzare ad arte la trappola e convincere, anche con mail fasulle - partite da un indirizzo di posta elettronica del Vaticano privo di una sola lettera - il giovane aspirante comandante a farsi consegnare il denaro. Sfruttando le competenze in campo informatico, il 54enne era riuscito a raggirare la vittima anche mediante falsi test attitudinali di ammissione e fantomatici esiti positivi con loghi del Vaticano. L’ultimo step, la prova della divisa, è stata anche l’atto finale della truffa. L’inganno è stato scoperto quando il 30enne si è presentato agli uffici della Gendarmeria, sicuro di aver superato la selezione, per parlare del nuovo incarico. Ma a San Pietro nessuno lo conosceva e non c’era stata alcuna prova di selezione. È stata la Santa Sede, sentitasi screditata dal truffatore, a segnalare la vicenda al Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica Lazio. Da qui sono partite le indagini e il finto investigatore è stato presto individuato. Su delega della Procura capitolina sono state effettuate perquisizioni nella sua abitazione e sequestrato materiale predisposto per simulare l’appartenenza ad un corpo di polizia. In particolare sono state trovate due pistole replica senza il tappo rosso di sicurezza e due tesserini con placche metalliche, riconducibili all’agenzia governativa americana FBI. Sono in corso ulteriori verifiche per stabilire eventuali raggiri messi a segno contro altre vittime. 

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