«Licenziamento illegittimo». La professoressa trans romana sarà risarcita: «Mi tremano le mani, è ​stato aperto il varco»

La scuola l'aveva assunta e licenziata dopo tre settimane nel 2019, ma oggi il giudice avrebbe «riconosciuto a tutti gli effetti la discriminazione di genere come causa scatenante il recesso del rapporto lavorativo stipulato»

«Licenziamento illegittimo». La professoressa trans romana sarà risarcita: «Mi tremano le mani, è stato aperto il varco»
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Domenica 15 Gennaio 2023, 17:34 - Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 07:01

«Mi tremano le mani: per la prima volta in tribunale è stato riconosciuto il peso specifico della discriminazione di genere all'interno di un rapporto di lavoro». Per Giovanna Cristina Vivinetto, docente e poetessa transessuale che nel 2019 era stata licenziata da un istituto paritario di Roma, è stato finalmente «aperto il varco»: la sentenza del tribunale di Roma condanna lo stesso istituto a risarcirla, come ha anticipato il Corriere della Sera e come riferisce lei stessa su Facebook, a oltre tre anni dall'inizio di una vicenda giudiziaria. Quella scuola l'aveva assunta e licenziata dopo tre settimane nel 2019, ma oggi il giudice avrebbe «riconosciuto a tutti gli effetti la discriminazione di genere come causa scatenante il recesso del rapporto lavorativo stipulato».

La vicenda

Già nel 2019, sempre sui social, Giovanna sfogava il suo rammarico: «mi hanno detto che spiego male e sono indietro col programma.

Ma probabilmente c'entra il fatto che io sia una donna transessuale, e questo sarebbe già molto più triste e ingiusto», denunciava la professoressa riportando le motivazioni del licenziamento seguito «a tre giorni di malattia la scorsa settimana per una forte tonsillite batterica con febbre a 39». Per la trans, già vincitrice del Premio Viareggio nella sezione poesia, scattò subito una gara di solidarietà sul web. Ma ora è anche il tribunale a darle ragione: «in tutti i modi hanno provato a screditare la persona e la mia professionalità. La loro difesa sosteneva non fossi una buona insegnante, nonché persona sessualmente esplicita. Ci hanno provato ma non ci sono riusciti. Le loro testimonianze non sono state in grado di dimostrare il contrario, anzi si sono rivelate utili per rafforzare che non fosse la mia mancata professionalità il motivo del licenziamento», spiega la docente commentando la sentenza e ribadendo che «il giudice li ha smentiti su tutta la linea».

Le motivazioni della sentenza

Nel suo post la trans riporta anche uno stralcio delle motivazioni della sentenza, secondo cui «le dichiarazioni non appaiono significative di un'effettiva inadempienza della professoressa Vivinetto ai propri impegni didattici. [...] Inoltre appare quantomeno prematuro un recesso esercitato in così breve tempo, per motivazioni attinenti la scarsa capacità didattica, senza dare alla professoressa la possibilità di ambientarsi e di acquisire piena nozione dei piani didattici personalizzati da applicare ai propri alunni. [...] Sicché può ritenersi adeguatamente provato che le ragioni che hanno indotto la società resistente a risolvere il rapporto di lavoro con la Vivinetto siano ascrivibili proprio alla sua condizione di transessuale». Su Facebook, si moltiplicano i post entusiastici sull'esito della sua battaglia, che lei commenta senza mezzi termini: «Ho vinto. Abbiamo vinto. Un varco è stato aperto ed è da qui che possiamo fare entrare la luce. Sono una docente degna di rispetto. Sono una donna transgender degna di rispetto. Come dovrebbe essere in ogni caso. Sta a noi decidere in quale direzione cambiare la nostra società. Starò sempre dalla parte di chi lotta ogni giorno per i propri diritti, per non vederseli più calpestare».

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