Stupro di Capodanno, la vittima 19enne: «Farò l'avvocato, voglio difendere tutte le vittime di violenza»

Parla la giovane stuprata a Primavalle a Capodanno 2021

Alcuni dei partecipanti allo stupro di Capodanno
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Venerdì 19 Maggio 2023, 15:36 - Ultimo aggiornamento: 18:17

La sua spensierata adolescenza è finita la notte del Capodanno 2021, quando venne stuprata a turno a Primavalle in una villetta adibita a festa, da almeno cinque ragazzi . Ora ha 19 anni e di certo ha capito che ricomincerà, e passerà il resto della vita a difendere le vittime di violenza sessuale, «come me». Aveva sedici anni e di quella notte ricorda poco, ha solo dei flash, come quando «sono arrivata con le amiche a Primavalle, abbiamo bevuto, chiacchierato, ballato. Siamo finiti tutti su un letto, chi si faceva di coca chi di canne». Ancora, racconta in una lunga intervista a "La Repubblica": «Ho fumato anche io uno spinello, poi mi hanno offerto una sigaretta alla cocaina, ma c'era dell'altro, perché ho sentito il cervello bruciare, era d'improvviso completamente incosciente». 

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La violenza

Aveva 16 anni.

Gli accusati tutti tra i 17 e i 20 anni. Patrizio Ranieri è stato rinviato a giudizio mentre il nipote di De Mita Simone Ceresani e tre sue amiche sono accusati di spaccio. La giovane che ora vive in una casa protetta ricorda ancora: «Salgo delle scale, un bagno, due ragazzi, Patrizio con la maglia macchiata di sangue». L'orrore è impresso nella memoria: «Sono tutti intorno a me, io sono sul divano, mi dicono “Sgualdrina”. Dopo, il buio. E il risveglio». La vittima dello stupro di Capodanno tenterà più avanti anche il suicidio, mentre gli indagati sostengono che nessuno l’abbia costretta. Le analisi del Dna hanno certificato che quello degli accusati non è stato trovato sui vestiti di lei mentre le chat degli indagati avevano confermato la presenza di droghe e alcool durante la festa. E si  era parlato di pistole puntate verso gli ospiti, lei che aveva cercato di smarcarsi e scappare dagli aguzzini invano. La 19enne racconta che aveva «il corpo pieno di lividi, la testa dolorante. Mi avevano tirata per i capelli. Non avevo le mutandine, le ho viste appese su una parete. Una sorta di albero dello stupro con altra biancheria». Forse, ammise ingenuamente sarebbe stato utile portare dei pantaloni invece che presentarsi con la minigonna. Assurda riflessione di una vittima di una festa di Capodanno. «L'ho pensato davvero, era disperata. Tant’è che ai carabinieri ho detto: “Indossavo i pantaloni”. Ero convinta che mi avrebbero preso per puttana se dicevo che ero in minigonna». Ora non lo crede più.

«Mi hanno tolto tutto, la mia adolescenza, mi hanno segnato per sempre, non riesco ad andare a una festa a casa, se squilla il telefono salto in aria, ho tanti disagi, mi blocco in strada se sento un determinato odore. E riesco a dormire solo nel mio letto. Non vivo più la vita dei giovani, ho dovuto lasciare Roma». Le stanno vicino i suoi genitori, mamma e papà, e Bo, «la mia mamma protettrice, con lei ho scoperto l'impegno di chi si dedica alle donne come me». Intanto sta prendendo la patente, fa sport, dipinge. Ma il buio resta in agguato. 

 

Il processo

La difesa continua a sostenere che Bianca ebbe anche una relazione con Patrizio Ranieri dopo lo stupro. Lei replica: «Sì, ma io non avevo un ricordo negativo di lui. Non pensavo che mi avesse stuprata. Quando ci siamo rivisti lui mi ha abbracciata, mi ha detto che mi avrebbe protetta. Ero fragile e pensavo, dopo quella sera, di essere utile solo a quello. Abbiamo avuto un rapporto». Poi  sono arrivati gli attacchi anche da parte delle amiche: «Dicevano che se non avevano più il cellulare e dovevano subire tutte quelle domande era per colpa della mia denuncia». Eppure le conosceva da anni, condividevano inquietudini e problemi quotidiani: «Piangevamo delle nostre disgrazie, legate in un modo difficile da spiegare. Eravamo anime sofferenti. Io avevo i genitori separati, un’altra era vittima dei bulli, una a 10 anni ha visto il padre accoltellare la madre. La quarta soffriva la lontananza dei genitori e spacciava. E poi c’era la Pugile. Sua madre le diceva di non mangiare e fumare per dimagrire. Avevo tentato di aiutarla. È diventata cocainomane e Simone Ceresani è stato fondamentale in questo percorso. Lui si faceva di Md, tutti si fanno di ecstasy a 20 anni».

Il giorno dopo la violenza è impresso nella sua mente. «Sotto l'acqua ho realizzato. Non ho mai toccato il mio corpo, ero immobile, braccia larghe, speravo che l'acqua caldissima lavasse lo schifo ma così non è stato». Ha cercato di confidarsi, chiedere spiegazioni, aiuto, Ranieri le disse che "era la più bella". Ha vissuto per un anno come "un vegetale" , si è colpevolizzata, è scappata di casa. Ora ha voglia di ricominciare. Lontana da quell'ambiente romano che l'ha intossicata e tradita. Ha i capelli corti e nessun vezzo dell'adolescente che fu. Vive da un anno in una Casa per donne abusate in una località protetta.  «Ero una ragazzina e a quell'età cerchi solo approvazione da parte dei maschi, ora voglio essere apprezzata per la mia intelligenza non per la mia attraenza. Voglio diventare un avvocato per difendere chi è dimenticato e sfortunato come sono io. E aspetto l'amore, quello vero».

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