Roma, stuprata e reclusa in casa: 4 anni al fidanzato stalker. L’imputato è il figlio di un ex dirigente di Palazzo Chigi

L’accusa: «Le distruggeva le scarpe e gli indumenti per impedirle di uscire»

Stuprata e reclusa in casa: 4 anni al fidanzato stalker. L imputato è il figlio di un ex dirigente di Palazzo Chigi
di Michela Allegri
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Giovedì 23 Febbraio 2023, 22:41

Insultata, picchiata, vessata. Il suo cellulare distrutto, come i vestiti e le scarpe, che venivano tagliate per impedirle di uscire di casa. E ancora: il sonno insufficiente, che veniva continuamente disturbato soprattutto quando il giorno successivo avrebbe dovuto sostenere un esame all’università. Per tre anni, dal 2016 al 2019, la vita di una giovane donna sarebbe stata trasformata in un inferno. E ieri, con accuse che vanno dallo stalking ai maltrattamenti, dalle lesioni alla violenza sessuale, l’ex fidanzato di lei, Marco V., è stato condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione. Il pm aveva chiesto 7 anni, ipotizzando anche il sequestro di persona, ma per questa contestazione è stata disposta l’assoluzione. «Ero intrappolata in una relazione tossica - ha raccontato la giovane - ora mi sento rinata. Avevo paura, anche perché lui viene da una famiglia con molte disponibilità». Il padre è un ex dirigente di Palazzo Chigi.

LE IMPUTAZIONI

Gli inquirenti hanno ricostruito una lunga serie di maltrattamenti e «vessazioni fisiche e psicologiche mortificanti», si legge nel capo di imputazione.

Viene descritto un «contegno violento, dispotico e irriguardoso, in contrasto con la dignità umana». La vittima sarebbe stata insultata, isolata da amici e parenti. Nel 2016, per esempio, mentre lei era a una festa, lui le avrebbe telefonato minacciandola: «Se non torni faccio un macello, ti taglio tutto: le scarpe e la giacca che hai qui». Il 21 giugno 2017 la avrebbe aggredita «con schiaffi e morsi», e le avrebbe lanciato contro un bicchiere di vetro, ferendola al viso, alla caviglia e a un polso. In settembre si sarebbe presentato di notte sotto casa della vittima, costringendola a salire in macchina. L’avrebbe picchiata, le avrebbe rovesciato addosso una bottiglia d’acqua e le avrebbe gettato fuori dal finestrino giacca e scarpe. Poi, sarebbe sceso dall’auto e avrebbe trascinato fuori la ragazza per i capelli. Per l’accusa l’avrebbe chiusa in casa nascondendo le chiavi. Dopo avere origliato una telefonata tra lei e il padre, le avrebbe rotto il telefono e l’avrebbe picchiata. In un’altra occasione le avrebbe tagliato le scarpe per impedirle di andarsene. Nell’estate 2018 l’avrebbe aggredita e scaraventata fuori dalla macchina, nonostante piovesse. I passanti avevano chiamato le forze dell’ordine. Dopo l’intervento della pattuglia, avrebbe continuato a vessarla, scaraventando fuori dal finestrino la sua borsa, il suo telefono e le sue scarpe, lasciandola sotto la pioggia per un quarto d’ora. L’uomo è anche accusato di stalking per avere molestato la giovane con «innumerevoli chiamate e messaggi»: 230 telefonate dall’11 maggio al 20 luglio 2019; più di 100 sms dal 12 maggio al 15 luglio.

LA DIFESA

La versione ricostruita dalla difesa è molto diversa: i legali dell’imputato sostengono che non siano stati presi in considerazione diversi elementi emersi dal dibattimento. L’avvocato Elisabetta Busuito, che insieme alla collega Beissan Al Qaryouti assiste l’imputato, ha dichiarato: «Attendiamo il deposito delle motivazioni per predisporre l’appello. Fin dalla prima fase delle indagini la Procura ha recepito in modo acritico il racconto della persona offesa. Nella requisitoria non c’è stato nessun serio confronto con tutti gli elementi di prova emersi nel dibattimento. Abbiamo depositato diversi messaggi scambiati tra i due e un verbale di polizia in cui si parlava di una lite tra fidanzati, escludendo atteggiamenti violenti». Esprime invece soddisfazione per la sentenza, la responsabile dell’associazione “Ricomincio da me”, Camilla Annibaldi, che insieme all’avvocato Luana Sciamanna assiste la giovane: «Il plauso più grande va alla vittima che, con l’aiuto del centro antiviolenza “Ricomincio da me”, gestito da Girotondo onlus e dell’avvocata Sciamanna, ha affrontato il percorso a testa alta. Si è chiuso un cerchio iniziato nell’aprile 2019, quando alle nostre porte bussò una ragazza spaventata e tumefatta. Oggi c’è una giovane donna che ha ripreso in mano la propria vita».

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