Stefano Mastropietro morto in casa da giorni vicino Roma: giallo sul papà di Pamela, l'ipotesi di un malore

L'uomo aveva 44 anni, era il papà della 18enne stuprata e brutalmente uccisa a Macerata nel gennaio del 2018

Stefano Mastropietro morto in casa da giorni vicino Roma: giallo sul papà di Pamela, l'ipotesi di un malore
di Alessia Marani
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Lunedì 15 Maggio 2023, 07:27 - Ultimo aggiornamento: 09:32

Lo hanno trovato accasciato sul pavimento del salotto di casa, privo di vita, intorno al corpo alcune macchie di sangue. Forse era già morto da giorni Stefano Mastropietro, il papà di Pamela, la diciottenne stuprata e brutalmente uccisa a Macerata nel gennaio del 2018. Pezzi della ragazza vennero rinvenuti in due valigie. L'uomo, 44 anni appena, separato dalla mamma della ragazza, abitava in un appartamento all'interno di una palazzina di famiglia a Morena, periferia sud-est della Capitale. I suoi familiari non lo avevano più visto uscire, non rispondeva al telefono e al citofono. Ieri mattina intorno alle 11 la terribile scoperta: inutile l'arrivo degli operatori dell'Ares 118. Per lui non c'era più nulla da fare. Al medico legale non è rimasto altro che constatarne il decesso, risalente a 4-5 giorni prima. Nella casa era rimasto acceso il condizionatore che erogava aria calda, circostanza che avrebbe comunque accelerato il processo di decomposizione.

GLI ACCERTAMENTI

L'ipotesi degli inquirenti è che Stefano Mastropietro si sia sentito male improvvisamente e che sia caduto a terra sbattendo la testa. Apparentemente sul suo corpo non sono stati rinvenuti altri segni di violenza e in casa non sono stati trovati farmaci o droghe. Ma sarà l'autopsia, disposta dal pm di turno dopo il sopralluogo degli agenti del commissariato Romanina, a chiarire con esattezza i motivi del decesso.
Mastropietro era conosciuto come una persona cordiale e mite.

Come Alessandra Verni, la mamma di Pamela, si era sempre battuto perché la loro "bambina", che era nelle Marche ospite di una comunità per disintossicarsi dalla droga, ottenesse giustizia e non fosse vittima, oltre che della violenza, del pregiudizio. Nonostante la separazione (Mastropietro aveva una nuova compagna), aveva mantenuto un buon rapporto con la ex compagna e insieme avevano condiviso il grande dolore per una perdita tanto devastante.

 

IL POST

Ieri la donna ha voluto scrivere un post su Facebook per ricordarlo, pubblicando una foto di lui e Pamela abbracciati e felici: «Almeno tu ora puoi riabbracciarla! Vi mando un grandissimo abbraccio angeli. Amore di mamma accogli il tuo papà tra le tue braccia». Una "festa della mamma" funestata ancora una volta dalla tristezza per Alessandra: «Non ho parole - dice con un filo di voce - è una "mazzata" enorme, l'ennesima. Oggi è una giornata immensamente triste. Non so molto, sembra sia stato un malore, se ne sta occupando la polizia, c'è la polizia».

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IN TRIBUNALE

Nella tragica vicenda di Pamela l'ultima sentenza risale al 22 febbraio scorso. I giudici della corte d'Assise d'Appello di Perugia, nell'ambito del processo bis di secondo grado, avevano confermato l'ergastolo per Innocent Oseghale, 33enne pusher nigeriano, accusato di avere violentato, ucciso e fatto a pezzi la diciottenne. Anche quel giorno il papà di Pamela era presente in aula. «Un altro punto. Siamo molto felici e orgogliosi della sentenza. Spero con tutto il cuore che venga confermata in Cassazione, ce lo auguriamo io e la madre», aveva commentato dopo la lettura della sentenza non nascondendo di avere provato «grande gioia». Appena tre giorni fa, invece, la mamma di Pamela aveva risposto a una lettera che Oseghale le aveva inviato dal carcere tramite l'Adnkronos. «Non ti perdono, non immagini dolore che hai provocato. Non immagini le lacrime versate, il dolore forte al cuore come fossero tante pugnalate. Qui chi sta pagando e si farà veramente l'ergastolo sono io. Oltre ad aver massacrato mia figlia tu hai ucciso anche noi», la replica. Ieri nella palazzina di Morena nessuno ha voluto parlare: «Non è il momento, abbiate comprensione».
 

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