Cinghiali, a Roma arrivano le ronde. Gli ambientalisti: «Pronte 400 guardie»

Fareambiente illustrerà il progetto a Molteni, sottosegretario all’Interno: «In città troppi esemplari, valutare la macellazione»

Roma, ronde anti cinghiali. Gli ambientalisti: «Pronte 400 guardie»
di Giampiero Valenza
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Domenica 8 Gennaio 2023, 07:14 - Ultimo aggiornamento: 07:16

Quattrocento guardie zoofile ambientali pronte a creare ronde per controllare i cinghiali che sconfinano nei quartieri di Roma. E, a quel punto, accelerare sul fronte delle catture. La proposta è dell'associazione Fareambiente con l'obiettivo, spiegano, «di riportare un riequilibrio nell'ecosistema della Capitale».

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Ronde anti cinghiali

Ormai sono diventate immagini ordinarie quelle dei cinghiali che vanno a grufolare tra i cassonetti dell'immondizia, che cercano cibo lungo le vie.

E diventano virali quelle dei suini che attraversano la strada sulle strisce pedonali (con mamma e figlioletti al seguito), che si avvicinano al pronto soccorso dell'ospedale, che si sono presentati ai mercatini di Natale. In sostanza, ormai fanno parte integrante dell'ambiente urbano.


L'INCONTRO
L'associazione ha chiesto un incontro con il sottosegretario all'Interno Nicola Molteni per illustrare il progetto. Le guardie ambientali, infatti, sono figure volontarie che agiscono sulla base di un decreto firmato dal prefetto ed è per questo che vogliono coinvolgere il governo per affrontare un problema che è della Capitale ma anche nazionale. Nutrita è la presenza di quelle che l'associazione ha tra Roma e il Lazio: 400 su 1.500 totali di tutto il Paese. «È chiaro che non si tratta di cinghiali puri ma di esemplari misti tra maiali e cinghiali, che hanno una maggiore capacità di procreazione - spiega Vincenzo Pepe, presidente di Fareambiente - La loro presenza in un'area profondamente urbanizzata come quella di Roma sta provocando un disequilibrio dell'ecosistema. Per questa ragione crediamo come sia opportuno potenziare le attività di cattura: noi mettiamo a disposizione le nostre quattrocento guardie ambientali. Saranno poi loro a segnalare gli esemplari che si avvicinano nelle zone più urbanizzate e, di conseguenza, a chiedere di fare le catture». A quel punto due sono le ipotesi che l'associazione ambientalista: o la reimmissione nelle zone destinate a parco o il loro abbattimento.

 

«La macellazione è una delle soluzioni da prendere in considerazione perché gli esemplari presenti sono così tanti che hanno generato un disequilibrio ecologico - prosegue Pepe - Le condizioni sono così critiche che c'è bisogno di un'azione incisiva che possa affrontare e risolvere quello che è diventato un problema italiano. Lo abbiamo creato noi stessi, con un'ibridazione che ha portato a far aumentare a dismisura il numero degli esemplari». Proprio la scelta della macellazione degli esemplari divide dunque gli ambientalisti: molte sono le associazioni che, a più riprese, hanno chiesto di evitare questa pratica. Fareambiente, invece, va in controtendenza e mette questa scelta sul piatto delle ipotesi da seguire per frenare l'avanzata di questi esemplari nell'area urbana di Roma.


I NUMERI
Secondo i dati di Ispra diffusi da Fareambiente oggi sono oltre due milioni i cinghiali censiti in Italia, più quelli non censiti: erano più di 300mila nel 2000 e circa 900mila nel 2010. Nel Lazio, poi, vivrebbero 75 mila esemplari. Un maschio adulto di cinghiale pesa in media tra i 70 e i 90 chili, ma può arrivare anche a un quintale e mezzo. Questo fa capire quanto gli animali siano pericolosi per la circolazione. Nell'ultimo anno, in particolare, si stima un incidente ogni 41 ore nell'ultimo anno con 13 vittime e 261 feriti gravi. Negli ultimi dieci anni il numero di incidenti gravi con morti e feriti è praticamente raddoppiato (+81%) sulle strade provinciali secondo la stima Coldiretti su dati Aci Istat che ha rilanciato Fareambiente. Nel Lazio i danni causati dai cinghiali e che sono stati stimati dalla federazione regionale di Coldiretti, sono passati dai 3,5 milioni di media degli anni precedenti, ai 10 milioni solo nel periodo pandemico, nel corso del quale, secondo l'associazione di categoria, si è assistito a una proliferazione senza precedenti. Di questi ammonterebbero a due milioni i danni calcolati solo a Roma e provincia in un anno.

giampiero.valenza@ilmessaggero.it
 

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