Dalla Galleria Borghese al Colosseo, tutte le volte che i turisti hanno danneggiato le opere d'arte a Roma

Viaggio nel fenomeno del vandalismo seriale che sfregia la Capitale

nella foto l'opera di Guido Reni danneggiata: in basso si vede la velina sulla lacerazione di tre centimetri
di Laura Larcan
3 Minuti di Lettura
Venerdì 6 Maggio 2022, 16:45 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 01:50

Roma ti amerò fino a sfregiarti. Si potrebbe parafrasare il titolo di un famoso film di Lawrence Kasdan. Tanto lo humour nero è lo stesso. Dopo la vicenda della Galleria Borghese, dove lo scorso 4 maggio pomeriggio una turista americana è caduta accidentalmente (sembra per un malore improvviso) ed ha lacerato l’opera di Guido Reni (un danno di tre centimetri sulla scena di” San Francesco riceve le stimmate” su un lato dello Stendardo di San Francesco) del 1610, i riflettori sono puntati sulla salute dei tesori d’arte della Città. Vero che la povera visitatrice della Borghese non aveva nessuna indole vandalica, anzi: è rimasta scioccata per molto tempo quando si è accorta di aver lesionato un frammento della tela seicentesca (ora soccorsa con l’applicazione di una velina in cellulosa fatta aderire alla superficie del dipinto con un adesivo acrilico totalmente rimovibile).

Roma, malore alla Galleria Borghese: cade e strappa la tela "San Francesco" di Guido Reni

Ma lunghissima è la lista di danni provocati da turisti in visita. Il Colosseo in pole position. Paga lo scotto di essere il monumento-icona.

Di sfregi ne ha collezionati un’infinità. Soprattutto pre Covid. A maggio 2019, l’ungherese di 29 anni con la fidanzata, incideva una “T” di dieci centimetri con la chiave badge dell’albergo sull’antico travertino. Poco prima una studentessa bulgara in gita con la classe aveva pensato bene di incidere l’iniziale del proprio nome, una “M”. E due giorni prima, era toccata alla turista israeliana scrivendo le cinque iniziali dei membri della famiglia su un pilastro secolare. Senza dimenticare il Signor “K”, o quell’americano di 36 anni (dicembre 2018) che staccò un grosso frammento di laterizio millenario a ridosso dell’arena.

Ma la conta è alta a Roma. Le fontane sono un appuntamento fisso per vandali seriali in visita a Roma. Basti pensare alla devastazione della Barcaccia del Bernini a piazza di Spagna dall’orda di migliaia di tifosi ubriachi del Feyenoord. O lo sfregio alla Fontana di Trevi, danneggiata alla vigilia di Ferragosto del 2018 da un giovane romeno di 21 anni che incideva il proprio nome sul marmo originale del monumento settecentesco. Tra i casi più clamorosi il “nerd” dei sassi che prima rovinò la fontana del Moro a piazza Navona e dopo tre ore attentò alla Fontana di Trevi (2011). Senza dimenticare la fontana della Dea Roma a piazza del Popolo, sul lato del Pincio, che in una notte del 2013 perse il timone che reggeva il dio Tevere.

E che dire dei giochi da Arancia meccanica sui busti ritratto del Pincio e del Gianicolo, dei monumenti en plein air a Villa Borghese, spesso decapitati. Fino alla parodia degli atti vandalici, la Fontana di Trevi tinta di rosso dal post-futurista Graziano Cecchini e le 500 mila palline a cascata sulla scalinata di Trinità dei Monti.

Gigi Proietti, lo sfregio: raid alla casa della cultura a Ostia. Rotti bagni e vetrata, struttura devastata

© RIPRODUZIONE RISERVATA