Rifiuti Roma, caos porta a porta: guasto un mezzo su due. Ecco i quartieri più sporchi

Mancano personale e pezzi di ricambio. Situazione critica nelle periferie Est e Nord

Rifiuti Roma, caos porta a porta: guasto un mezzo su due. Ecco i quartieri più sporchi
di Fernando M. Magliaro e Francesco Pacifico
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Mercoledì 7 Giugno 2023, 06:54 - Ultimo aggiornamento: 06:55

Rispetto al passato i camion di Ama macinano più chilometri. Sono stati incrementati i giri di raccolta e, soprattutto, senza più discariche aperte e con pochi impianti rimasti in funzione nel Lazio, devono percorrere tragitti più lunghi per conferire la spazzatura ai Tmb e ai termovalorizzatori fuori regione. Però, come si ampliano le distanze, così parallelamente crescono i guasti su squaletti e compattatori. E Ama, suo malgrado, si ritrova in una situazione che sembrava dimenticata: quasi la metà della sua flotta per il porta a porta è fuori uso, è ferma nelle officine per manutenzione. Una circostanza che sta creando non pochi problemi nel ritiro dei rifiuti, con i cassonetti spesso pieni soprattutto nelle zone più esterne dei Municipi V, VI, XIV e V. Cioè nelle periferie più a Est e più a Nord di Roma.

I DISAGI

Stando a quando trapela da via Calderon de La Barca, quasi il 50 per cento del migliaio di squaletti, i furgoncini utilizzati per la raccolta porta a porta delle famiglie come di bar, negozi e ristoranti, è fermo per manutenzione. In termini di guasti, numeri più bassi per i più capienti compattatori e macchine madri, ma spesso l'azienda si ritrova con il 30 per cento della flotta a disposizione. Va da sé che con meno camion, saltano i giri di raccolta, come per esempio si nota in questi giorni sulla Cassia o a Tor Bella Monaca.

Alla base di questi disagi, una serie di inconvenienti opposti tra loro: intanto la difficoltà di reperire ricambi per la crisi della componentistica, poi il personale ridotto nelle officine stracariche di lavoro (ultimamente sono stati assunti 20 addetti, ma contrattualmente non possono svolgere tutte le lavorazioni) fino ai ritardi nell'autorizzare le manutenzioni all'esterno. Senza contare che i nuovi mezzi acquistati arriveranno il prossimo anno.

Intanto Ama, anche dal punto di vista finanziario, deve fare i conti con il deficit di impianti tra Roma e il Lazio. Il dover mandare più lontano i rifiuti, soprattutto gli scarti in discariche fuori dal Lazio, ha spinto la Regione a rivedere al rialzo le tariffe applicate alla municipalizzata da alcuni suoi fornitori: con tre apposite delibere via Cristoforo Colombo ha riconosciuto loro un adeguamento complessivo - i cosiddetti extracosti - pari a 15 milioni di euro. Cioè la stessa cifra che via Calderon de La Barca ha registrato come aumento della spesa nel 2022. Tutti soldi però che l'azienda recupererà soltanto nel prossimo biennio, con il futuro contratto di servizio con il Comune.
In sostanza, Ama rischia di dover inserire in bilancio delle perdite per extracosti non previsti. Non a caso il sindaco Roberto Gualtieri, in più occasioni, ricorda che «ogni anno spendiamo 100 milioni di troppo, per colpa di un deficit impiantistico dovuto a troppi anni di inazione». In quest'ottica, e solo grazie al recupero della Tari evasa, l'amministrazione è riuscita a non aumentare la tassa per i romani.

Come detto, la Regione Lazio, con tre diversi provvedimenti, ha riconosciuto a tre società - Malagrotta/E.Giovi; Castelforte/Csa e, infine, Rocca Cencia/Porcarelli - il diritto a chiedere ad Ama i costi extra sostenuti nel 2023 per trattare i rifiuti capitolini. Il totale, fa, appunto, 15 milioni di euro.
Come detto, le tre società, nel trattare i rifiuti dei romani (per Malagrotta il discorso è esteso anche alle utenze di Fiumicino e della Città del Vaticano) scontano la carenza di impianti nella Regione. Per cui, sono costrette, pagando, a portare una parte dei rifiuti trattati fuori dal Lazio per essere smaltiti. Fino a oggi, le tariffe per questi costi erano ferme al 2014. La giunta Rocca, invece, ha riconosciuto un riallineamento. E quindi ha deciso che Ama dovrà pagare, per il 2023, un costo aggiuntivo: per le quasi 9mila tonnellate di rifiuti trattate da Rocca Cencia e poi esportate dovranno essere versati circa 2 milioni in più rispetto a oggi. A Castelforte, in provincia di Latina, Csa per 3mila tonnellate "viaggianti" otterrà 2,2 milioni in più. Infine, a Malagrotta, le 15mila tonnellate lavorate da E.Giovi registreranno un costo aggiuntivo di 10,2 milioni di euro in più all'anno.

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