«Ma che fai? Se esci di casa con quel coso ti lascio». Sulla soglia dell'appartamento, con il cappotto già indosso, Cristina e Valerio hanno rischiato il divorzio. Il «coso» della discordia era un panettone. Valerio voleva portarlo a una cena dagli amici: «Perché no? È ancora buono». Cristina si è rifiutata: «Ma che figura facciamo? Io non mi presento a casa degli altri con un avanzo riciclato». Difficile darle torto, eppure suo marito qualche giustificazione ce l'ha.
Basta guardarsi intorno: sui balconi di Roma scintillano ancora, con la loro malinconica intermittenza, le lucine colorate, sulle finestre i Babbi Natale adesivi resistono come soldati in trincea, festoni e addobbi non hanno smesso di decorare le vetrine dei negozi, e in tante case si continua a rinviare lo smontaggio dell'albero di Natale. Mentre discute stizzita davanti alla porta, Cristina gira lo sguardo verso il salotto e vede che il suo abete è ancora là, carico di ghirlande e di palle argentate.
Qualche ora prima, al supermercato, aveva notato la pila dei cotechini in vendita a prezzo scontato, e aveva avuto la tentazione di comprarne uno. In questo Natale perenne, non avrà ragione Valerio a considerare il panettone un dolce da offrire pure a fine gennaio? Sia come sia, Cristina ha preferito andare sul sicuro e ha preteso una sosta in pasticceria per comprare un vassoio di frappe e bignè di San Giuseppe, dolci di stagione.
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