Un processo di divorzio che si trasforma in una guerra senza esclusione di colpi tra due famiglie: nel mezzo, un bambino conteso a suon di denunce, ricorsi e controricorsi tra gli ex coniugi. Poi, entra in scena uno dei nonni e la battaglia rischia di trasformarsi in tragedia. L’uomo, noto commerciante della comunità ebraica romana, ha minacciato la consulente del Tribunale civile versando per quattro volte acido contro la sua macchina. A suo dire, la donna avrebbe firmato una relazione negativa che avrebbe potuto danneggiare sua figlia - la madre del bambino - e lui ha deciso di vendicarsi. È finito ai domiciliari per stalking e ora ha patteggiato una pena - sospesa - di due anni di reclusione e un risarcimento da 15mila euro. Lui, però, assistito dagli avvocati Salvino Mondello e Antonio Villani, ha ammesso un solo episodio.
I FATTI
I fatti ricostruiti dalla Procura risalgono allo scorso giugno.
Considerata la forte conflittualità tra gli ex coniugi, il Tribunale aveva disposto l’affido del piccolo ai servizi sociali, lasciando che continuasse a vivere con la mamma. Tre volte alla settimana - e per un mese durante le vacanze estive - era previsto che il bimbo trascorresse tempo con il padre. Nel frattempo, la consulente aveva depositato la prima relazione al giudice. Un documento che non è piaciuto alla madre del piccolo: la consulente menzionava presunti problemi di attaccamento della donna al figlio. A questo punto, secondo gli inquirenti, sarebbe entrato in azione il nonno, famoso commerciante settantenne: «Con condotte reiterate minacciava e molestava la consulente - si legge nel capo di imputazione - appostandosi nei pressi del suo luogo di lavoro, seguendola per strada in auto e danneggiando con liquidi altamente corrosivi le auto in uso alla donna, generando nella parte lesa uno stato di ansia e paura, e un fondato timore per l’incolumità propria e dei suoi familiari, costringendola a modificare le proprie abitudini». La donna ha rinunciato all’incarico e ha depositato una querela. Il primo episodio sarebbe avvenuto l’8 giugno in via Carso: l’uomo avrebbe versato sul cofano anteriore e sul tetto della Suzuki Ignis della vittima «un liquido azzurro dall’odore acre, che ne provocava la sverniciatura». Tra il 4 e il 6 luglio, altri due assalti. Il 19 agosto avrebbe seguito da Roma fino a Santa Marinella la consulente. Il 29 settembre, l’arresto in flagranza: era sotto casa della vittima, con il volto coperto da un casco da motociclista e stava per versare altro acido. «Confidavamo in una sentenza più severa - ha dichiarato l’avvocato Federico Sinagra, che assiste il padre del bimbo - ci auguriamo che i due anni di reclusione chiesti dall’imputato corrispondano ad una reale ammissione di responsabilità che eviti la possibilità di commettere ulteriori delitti».
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