Roma, senza lavoro e niente scuola: il triste primato dei giovani disoccupati della Capitale

A Roma i Neet sono più di 74mila. Gli esperti: «L'esercito dei sospesi? Poche motivazioni e scarse competenze»

Roma, senza lavoro e niente scuola: il triste primato dei giovani disoccupati della Capitale
di Camilla Mozzetti
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Venerdì 27 Gennaio 2023, 06:59

Non studiano e non lavorano perché un impiego non lo trovano ma neanche lo cercano. Una generazione sospesa che nella Città metropolitana di Roma conta più di 74 mila persone con un aumento sull'anno precedente di 33 mila unità circa. Per comodità vengono chiamati Neet - Not in education, employment or training: giovani dai 15 ai 29 anni che non studiano più né hanno un lavoro né sono iscritti a corsi o progetti di formazione. E sono in aumento stando ai dati dell'ultimo biennio. Le cause? Molteplici, pesa di certo la pandemia ma ascrivere l'aumento dei Neet solo al Covid-19 significherebbe percorrere la via più semplice e in parte scontata. Le ragioni sono tante altre e alcune ben radicate proprio nel tessuto romano.

Le ragioni

Chi ha smesso di cercare è anche perché non trova le occasioni, si preferisce lavorare in nero piuttosto che firmare un contratto atipico a tempo determinato, si smette di studiare perché nulla è più di stimolo a partire dalle scuole.

Non di certo per la qualità dell'insegnamento ma per il contesto. Tener viva la voglia di apprendere quando si trascorrono le giornate in aule fatiscenti, con le pareti scrostate e le finestre rotte, diventa difficilissimo soprattutto per chi è nato e cresciuto in contesti degradati dal punto di vista sociale ed economico. È questa la sintesi che il professor Orazio Giancola, docente di Sociologia dei sistemi educativi al Dipartimento di Scienze sociali ed economiche della Sapienza fa nel commentare gli ultimi dati disponibili su quell'esercito di sospesi. Anime in stand-by, piegate dall'apatia, su cui però è necessario un distinguo: «Ci sono i Neet per scelta ma sono una minoranza - spiega Giancola - sono coloro i quali decidono di mettersi in pausa potendolo fare: sono sovraistruiti e hanno deciso di prendersi del tempo poi ci sono i Neet intrappolati, la maggior parte, e sono coloro i quali non possono scegliere» e si arrendono.

Povertà educativa 

«I dati sulla Città metropolitana sono affidabili - prosegue il professore universitario - e dipendono anche dalle fortissime disuguaglianze che pure nella Capitale ci sono». C'è la povertà educativa che per i minori si traduce poi nell'abbandono scolastico (nel Lazio il dato è fermo al 9,2%) «ci sono di riflesso le basse competenze cognitive e le basse motivazioni: noi diamo per scontato che tutti sanno usare lo Smartphone ma non tutti hanno competenze digitali e la Città metropolitana di Roma ha, da un punto di vista strutturale, dei problemi occupazionali che si porta dietro da almeno 25 anni: mancano poli industriali, mancano occasioni di impiego per chi ha un basso grado di scolarizzazione». Eccolo dunque lo zoccolo duro dei Neet che fino alla maggiore età si compone di chi decide di abbandonare precocemente gli studi nella speranza - che poi si indebolisce fino a scomparire - di trovare comunque un impiego. «Le disuguaglianze si riproducono nel tempo - conclude Giancola - il 29enne Neet che magari diventa padre o madre, in termini di capitale culturale ed economico, trasmetterà ai figli una condizione sfavorevole che reitererà il problema senza risolverlo».

Le politiche

Pur non mancando le politiche sociali a sostegno dei giovani - il Lazio è leader italiano nell'assegnazione di borse di studio - le sacche di disagi tendono ad inasprire gli effetti reali. Gli ultimi dati disponibili lo confermano e le previsioni sono tutt'altro che rassicuranti. Nel 2019 coloro i quali non cercavano un impiego o una fonte di crescita nello studio erano 44.104. Da ultimo il dato è andato aumentando fino a superare le 74 mila unità.

 

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