Roma, mazzette da 500mila euro a funzionaria dell'Istruzione, arrestato l'editore Federico Bianchi di Castelbianco

Roma, mazzette da 500mila euro a funzionaria dell'Istruzione, arrestato l'editore Federico Bianchi di Castelbianco
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Giovedì 9 Settembre 2021, 18:42 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 12:35

Soldi per ottenere affidamenti di progetti ministeriali per milioni di euro. Mazzette e utilità per circa 500 mila euro in favore di un ex alto funzionario del ministero dell'Istruzione. Sono queste le accuse mosse dalla Procura di Roma nei confronti dell'imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco arrestato oggi per l'accusa di corruzione assieme ad altri due suoi collaboratori.

Le indagini

Le indagini, affidate al Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, hanno fatto emergere un sistema illecito che andava avanti dal 2018.

L'arrestato, editore della agenzia di stampa Dire, è amministratore di fatto di tre società e di una fondazione, tutte con sede a Roma, operanti nel settore della comunicazione e della formazione.

A ricevere le tangenti, secondo l'accusa, era l'ex capo dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali del Ministero dell'Istruzione, Giovanna Boda. Il procedimento, nell'aprile scorso, aveva vissuto un passaggio drammatico dopo un tentativo di suicidio messo in atto dalla dirigente ministeriale, forse legato al fatto che la notizia del suo coinvolgimento era comparsa su alcuni articolo di stampa.

«Le accuse a me rivolte mi hanno sconvolto - afferma oggi l'ex dirigente per bocca del suo difensore, l'avvocato Giulia Bongiorno -. Non chiedo compassione, ma rispetto per l'umiliazione e il dolore che mi sono stati inflitti. Ho sempre servito lo Stato con rigore e onestà: ho chiesto di essere interrogata proprio per chiarire la mia posizione. Questa situazione, però, mi ha reso molto fragile, dunque per il momento chiedo a tutti rispetto e comprensione per lo stato di prostrazione in cui mi trovo».

Nei confronti di Boda è stato disposto un sequestro preventivo di circa 340 mila euro. Agli indagati è contestato anche il reato di rivelazione e utilizzazione del segreto istruttorio. Secondo quanto accertato dai pm di piazzale Clodio, l'imprenditore in cambio di una corsia preferenziale per ottenere affidamenti per progetti pubblici per un totale di 23 milioni di euro (sui quali si effettueranno ulteriori accertamenti investigativi) ha elargito alla funzionaria tangenti consistite in carte di credito prepagate, bonifici, spese per noleggio auto e il pagamento del canone di locazione per l'appartamento dei genitori.

Bianchi di Castelbianco, che aveva accesso anche a riunioni riservate al ministero dove venivano discussi i progetti da affidare, avrebbe pagato a Boda anche le spese per la domestica, trattamenti medici e lezioni di violino oltre che promesse di assunzioni e promesse di acquisti di immobili. Le altre due persone raggiunte da misura cautelare sono Valentina Franco e Fabio Condoleo, dipendenti dell'imprenditore ma di fatto collaboratori di Boda. L'indagine era scattata dopo alcune segnalazioni per operazioni sospette. Gli uomini della Guardia di Finanza hanno analizzato i flussi finanziari dell'imprenditore e disposto intercettazioni.

«C'avete i telefoni sotto controllo come cazzo ve lo devo dire e c'ho pure il mio, mo basta», afferma Bianchi di Castelbianco in un audio carpito e citato nell'ordinanza di custodia cautelare. Per il gip l'imprenditore «si muoveva e si muove ancora con disinvoltura all'interno del dipartimento potendo contare su rapporti di collaborazione risalenti e consolidati» e il carcere è misura adeguata alle esigenze cautelari in quanto l'indagato può «perseverare nell'illecito per accaparrarsi l'aggiudicazione di gare già bandite ovvero predisporre i futuri bandi e o progetti».

Nelle scorse settimane gli inquirenti hanno acquisito, nel corso di perquisizioni che hanno riguardato anche gli uffici del ministero di viale Trastevere, una serie di documenti. Per Bianchi di Castelbianco l'interrogatorio di garanzia è fissato per il 13 settembre. Intanto i giornalisti dell'agenzia Dire, in una nota del comitato di redazione, «sottolineano che il loro lavoro va avanti garantendo continuità professionale e quell'impegno che da sempre li contraddistingue nel raccontare i territori e le istituzioni».

LA REDAZIONE DIRE: IL NOSTRO LAVORO VA AVANTI

Sul caso interviene il comitato di redazione dell'agenzia di stampa Dire. In una nota fa sapere: «L'arresto dell'editore non intacca la professionalità dell’ Agenzia. I giornalisti dell'agenzia stampa Dire, anche in rappresentanza delle aree tecniche e amministrative dell'azienda, appresa la notizia riguardante i provvedimenti odierni a carico dell'editore, sottolineano che il loro lavoro va avanti garantendo continuità professionale e quell'impegno che da sempre li contraddistingue nel raccontare i territori e le istituzioni. I provvedimenti annunciati oggi dalle autorità competenti, pur nella loro rilevanza, non intaccano e non intaccheranno la dedizione e la qualità del lavoro espresse quotidianamente e misurabili con costanza nei notiziari, sul sito web e sulle piattaforme social».

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