Expo2030, Gualtieri: «Roma vigilerà. La scelta sia trasparente e basata sui diritti umani»

Il sindaco di Roma: inquieta l’influenza che le risorse di certi Paesi possono avere

Gualtieri: «Expo2030, Roma vigilerà. La scelta sia trasparente e basata sui diritti umani»
di Fabio Rossi
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Domenica 11 Dicembre 2022, 00:48 - Ultimo aggiornamento: 07:08

Le parole d’ordine per spuntarla, nello sprint lanciato per l’Esposizione universale, sono due: trasparenza e merito. Roberto Gualtieri guarda con preoccupazione, ma senza assolutamente perdere fiducia, alle grandi manovre intorno alla scelta della sede di Expo 2030, che sarà designata fra meno di un anno dal Bureau International des Expositions (Bie). Una corsa che vede la Città eterna contrapposta alla saudita Riad, alla coreana Busan e all’ucraina Odessa, ma su cui aleggiano ombre e timori, dopo lo scandalo scoppiato all’Europarlamento, a Bruxelles, su presunti regali, mazzette e pressioni da parte del Qatar per ottenere i mondiali di calcio in corso in queste settimane.

E non solo. Anche se tutti evitano accuratamente di associare la parola «corruzione» all’iter in corso, a Roma si teme che la forza economica dei sauditi possa diventare un fattore rilevante - alla resa dei conti parigina di fine 2023 - mentre la Capitale italiana ha a disposizione, al momento, appena una trentina di milioni. «Le accuse di corruzione che hanno scosso il Parlamento europeo sono preoccupanti», considera il sindaco. «Quello che inquieta e deve far riflettere non sono solo le responsabilità individuali, che appaiono gravissime e sulle quali spetta alla magistratura giudicare - sottolinea Gualtieri - ma anche l’influenza che le risorse di Paesi stranieri possano avere all’interno di dinamiche che dovrebbero essere animate solo da democrazia e rispetto delle regole».

I CRITERI

Dal Campidoglio si chiedono quindi norme e metodi chiari e rigorosi per la designazione della città ospitante di Expo 2030, a partire dal rispetto dei principi irrinunciabili su cui la candidatura romana punta con decisione. «Ritengo indispensabile riaffermare un criterio di massima trasparenza - spiega il primo cittadino di Roma - soprattutto quando si tratta di prendere decisioni che riguardano Paesi terzi e hanno forti implicazioni sul terreno dei diritti umani».

Con riferimento esplicito al precedente di più stretta attualità: «La scelta dei mondiali in Qatar ha già suscitato molte proteste riguardo il rispetto dei diritti civili e sociali», ricorda l’inquilino di Palazzo Senatorio.

L’ITER

La candidatura di Roma per Expo 2030 nasce a fine settembre del 2020, con l’idea lanciata dall’allora neo presidente di Unindustria Angelo Camilli, ed è considerata una grande opportunità per il rilancio e lo sviluppo futuro della Città eterna. Per diventare realtà dovrà passare il vaglio del Bie, composto da 160 Paesi - ognuno rappresentato da uno o più delegati (al massimo tre) - attraverso tre votazioni: prima si selezionano tre città, poi due, infine quella vincente. «Le decisioni vengono prese anni prima e solo alla vigilia di tali avvenimenti l’attenzione e la preoccupazione aumenta - argomenta Gualtieri -. È il caso dell’Expo 2030, per il quale la scelta avverrà a novembre del 2023, più di sei anni prima dell’evento». Per non ripetere l’esperienza del 1997, quando l’Urbe entrò nel conclave della selezione per le Olimpiadi 2004 da Papa in pectore ma ne uscì cardinale semplice, battuta da Atene, Roma punta sulla capacità del Paese di fare sistema e sull’appoggio garantito dal Governo di Giorgia Meloni. L’Italia e la sua Capitale «sono impegnate in una serrata campagna per vincere questa sfida - rimarca l’ex ministro dell’Economia - e lo stanno facendo con un progetto di grande qualità nel quale le sfide del futuro dell’umanità vengono affrontate con la visione di proposte fortemente innovative».

 

LO SPRINT

La Città eterna è convinta di avere le carte giuste da giocare, sul tavolo del Bureau. «Possiamo farcela, ci sono tutte le condizioni perché questo accada - scandisce Gualtieri -. L’importante però è che tutti rispettino le regole e che si tenga nella massima considerazione il rispetto dei principi e dei diritti fondamentali che dovrebbero essere alla base dei grandi eventi di portata globale». Insomma, Roma chiede di competere ad armi pari, assegnando il giusto valore a criteri che dovrebbero sempre occupare i primi posti dell’agenda di chi assegna i grandi eventi di portata planetaria. «Sarà dunque necessario vigilare per far rispettare le regole internazionali e la trasparenza assoluta - ribadisce quindi il numero uno del Campidoglio - e agire in tempo affinché il merito e non la convenienza siano alla base delle scelte».

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