Roma, chat gay con trappola: rapinati all’appuntamento. Giovani pestati, derubati e insultati

Arrestati tre cittadini romeni residenti a Perugia: almeno 11 le vittime romane del raggiro

Chat gay con trappola, rapinati all appuntamento: giovani pestati, derubati e insultati
di Karen Leonardi
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Sabato 18 Marzo 2023, 00:17 - Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 12:59

Giovani gay adescati sui siti di incontri online e poi sequestrati, rapinati, picchiati, umiliati e scherniti con frasi omofobe e sputi. «Se non ci dai i soldi, diciamo a tutti che sei omosessuale e mettiamo su Internet le foto che ci siamo scambiati». Ma adesso la persecuzione è finita.

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Chat gay con trappola

Tre ragazzi di 20 anni di origine romena, residenti a Perugia, sono stati arrestati dai carabinieri della compagnia di Castel Gandolfo con le accuse di rapina ed estorsione, al termine di una complessa azione investigativa.

Il giudice ha disposto per loro la detenzione ai domiciliari. Almeno undici le vittime, tutte irretite e vessate nelle ultime settimane: erano finite nella trappola tramite una chat di incontri Lgbt, sulla quale la banda agiva con falsi profili social. 


LE SEGNALAZIONI
Tra febbraio e l’inizio di marzo il Gay Help Line (numero verde 800713713) contro l’omobistransfobia, attivo con il supporto di Unar - Ministero delle Pari Opportunità, Regione Lazio, Comune di Roma e Chiesa Valdese, aveva raccolto le segnalazioni di 8 ragazzi gay, che avevano raccontato di aver subito rapine, minacce e insulti durante gli incontri avvenuti a Roma e provincia. Alcuni episodi hanno avuto luogo ai Castelli: tra le vittime tre giovani, tra i 19 e 20 anni, abitanti ad Albano centro, nella frazione di Cecchina e a Marino. I ragazzi avevano denunciato che, al primo approccio avvenuto sulla piattaforma virtuale, era seguito un incontro dal vivo, di sera, trasformatosi presto in un incubo. Le vittime venivano fatte salire a bordo di un’auto grigia e portate in luoghi appartati. Qui la gang entrava in azione, favorita dal buio. Dopo essersi in precedenza nascosti nel bagagliaio, mentre uno era alla guida, gli altri due saltavano fuori e bloccavano con botte e pugni i malcapitati di turno, li rapinavano, derubandoli del portafoglio e di qualsiasi altro oggetto in loro possesso come anelli o catenine. In un caso, non avendo il ragazzo nulla addosso, gli era stata portata via la sigaretta elettronica, mentre altre volte alcuni di loro erano stati costretti a prelevare danaro al bancomat e a consegnarlo. Spesso la banda umiliava la vittima con insulti omofobi. «Gay Help Line ha offerto subito supporto legale e psicologico alle persone coinvolte - racconta Alessandra Rossi, coordinatrice del numero verde - sostenendo tanto chi ha denunciato quanto chi non ha ancora trovato il coraggio di farlo». 


IL DISAGIO
L’azione violenta verso l’orientamento sessuale, infatti, crea nelle vittime un forte trauma e una condizione di paura che scoraggia e ostacola la denuncia, determinando una sottostima (under-reporting) degli atti d’odio omotransfobico commessi nel nostro Paese. «Il lavoro di solidarietà e mediazione con le vittime è fondamentale per fermare le azioni violente che espongono al pericolo moltissimi ragazzi - ha detto l’avvocato Alessandro Cataldi, responsabile dell’area legale della Gay Help Line 800713713 -. Nei casi che abbiamo seguito, il disegno criminoso colpisce ragazzi gay, meschinamente tratti in inganno attraverso l’espediente dell’appuntamento, per approfittare poi della difficoltà che avrebbe incontrato la vittima nel combattere il senso di colpa e chiedere giustizia. Pertanto, ringraziamo sinceramente tutte le vittime che nell’ultimo mese hanno facilitato la ricostruzione dei fatti, mostrandosi disponibili a condividere un’esperienza dolorosa con l’intento di supportarsi vicendevolmente».


I volontari dell’associazione sono convinti che le vittime accertate siano molte meno di quelle effettive. «Faccio appello a tutti coloro che sono rimasti in silenzio - conclude l’avvocato - chiedete sostegno anche attraverso il servizio della Gay Help Line 800 713 713. Noi vi accompagneremo nel percorso verso la denuncia». 
 

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