Roma, il Casino dell'Aurora in vendita: il tribunale sfratta la vedova del principe Nicolò Boncompagni Ludovisi

Il Tribunale ha firmato lo scorso 10 gennaio l’ordinanza

Casino dell’Aurora in vendita, il tribunale firma l’ordinanza: sfratto alla vedova del principe Nicolò Boncompagni Ludovisi
di Laura Larcan
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Domenica 15 Gennaio 2023, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 17:12

E alla fine parlò il giudice. Il Casino dell’Aurora dei Boncompagni Ludovisi, lo scrigno d’arte a due passi da via Veneto, famoso tra gli studiosi perché vanta l’unico dipinto murale di Caravaggio al mondo, deve essere liberato. Il Tribunale ha firmato lo scorso 10 gennaio, l’ordinanza «per liberare da persone e cose il Casino dell’Aurora, già allertata la caserma dei carabinieri di via Barberini di agire senza indugio».

L’interlocutore diretto è chiaro. Il Casino dell’Aurora che deve il suo nome all’affresco sontuoso del Guercino, è abitato attualmente solo dalla signora Rita Carpenter (che occupa l’appartamento ricavato nel piano ammezzato dell’antico edificio), texana, terza ed ultima moglie del principe Nicolò Boncompagni Ludovisi, scomparso nel marzo del 2018 a 77 anni, proprietario insieme ai tre figli della Villa di famiglia.

 

Siamo di fronte ad una storia che da un anno ha calamitato l’attenzione mediatica internazionale, da quando è esplosa la notizia della sua vendita all’asta decisa dal Tribunale, strascico di una lunga e irrisolta disputa ereditaria, con una stima iniziale (oggi a super ribasso) di 471 milioni di euro.

Non da ultimo se n’è occupato anche l’autorevole The Guardian. 


Per tornare all’ordinanza di sfratto immediato, tra le motivazioni del Tribunale c’è il grave disinteresse «alla situazione di pericolo generata dalla mancanza di conservazione del bene mettendo a rischio l’incolumità di persone e la tutela del suo inestimabile valore Socio Storico». Sotto accusa le falle nella manutenzione ordinaria e le condizioni di degrado diffuse della Villa. Solo pochi giorni fa è crollato un grosso lastrone di marmo del muro di contenimento della Villa su via Aurora, tra via Ludovisi e via Lombardia. 


Una tragedia sfiorata per quel distacco improvviso di grosso frammento da un’altezza di oltre dieci metri, in un una zona di continuo passaggio per pedoni e macchine. La strada appare ancora transennata e chiusa al traffico, sfoggiando uno scenario di degrado diffuso, con erba e edera infestante sulle murature. All’angolo con via Lombardia, tra l’altro, spiccano vistose impalcature che puntellano un’altra porzione di muraglione della Villa. E a terra si vedono ancora i nastri gialli e rossi lasciati dai vigili per transennare anche la parte su via Lombardia della villa. 


IL “DISTURBO”
I figli comproprietari della Villa, da almeno quattro anni, e da ultimo all’udienza del 9 gennaio scorso, hanno manifestato la disponibilità ad «occuparsi della manutenzione del bene, assente da troppi anni, ma anche a prenderlo direttamente in custodia, eventualmente tramite istituti professionali di vigilanza e manutenzione privati». L’asta prefissata lo scorso mercoledì è stata rimandata al 6 aprile. Al tribunale evidentemente non è piaciuto l’atteggiamento di “disturbo” rispetto a potenziali offerenti. Tradotto, con la sua occupazione ed i suoi atteggiamenti non “favoriva” la vendita. Tant’è che hanno rinviato alle medesime condizioni economiche l’udienza di asta. Prezzo invariato (già segnato dai ribassi) di 145 milioni di euro. 


Che destino avrà il Casino? Difficile prevedere nell’immediato una diretta acquisizione (con diritto di prelazione) da parte dello Stato: la cifra è ancora tanto impegnativa per le casse governative. A chi potrebbe far gola? Ad un mecenate privato motivato dalla gloria di salvare un tesoro. Il vincolo alla Villa vieta d’altronde qualsiasi cambiamento di destinazione d’uso e ristrutturazione invasiva. 
 

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