Roma, case popolari Ater e quegli inquilini benestanti, il presidente Rocca: «Già scoperti almeno cento casi»

La prima denuncia del governatore

Roma, sono benestanti ma abitano nelle case popolari Ater. Il presidente Rocca: «Già scoperti almeno cento casi»
di Francesco Pacifico
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Lunedì 13 Marzo 2023, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 13:03

A metà tra un impegno politico e una dichiarazione di guerra. «Non è pensabile - ha scandito Francesco Rocca nella sua prima conferenza stampa da presidente della Regione del Lazio - che i cittadini debbano vivere nel degrado di molti quartieri di edilizia popolare» e che parallelamente ci siano persone con redditi da 359mila euro che occupino lo stesso una casa Erp». E se non bastasse ancora, ha aggiunto con maggiore rabbia: «Soltanto a Roma abbiamo già individuato almeno cento casi di persone che vivono in alloggi dell’Ater con un imponibile sopra i 100mila euro. E l’abbiamo fatto senza neppure dover fare grandi indagini, guardando soltanto quanto dichiarato».

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I PROGETTI

Nei primi cento giorni del suo mandato, il neo governatore del Lazio ha messo tra le priorità della sua giunta il rilancio del sistema delle case popolari.

Al suo nuovo assessore all’edilizia popolare, Pasquale Ciacciarelli, ha dato già mandato di lavorare a un pacchetto più generale per rilanciare l’Ater. Perché, come spiegano dal suo inner circle, «si teme di trovare altri buchi di bilancio, ben superiori al miliardo di euro dichiarato: non sappiamo, per esempio, se ci sono da pagare quote di Imu per i locali commerciali, senza contare la morosità sempre più alta e la mancanza di risorse per le manutenzioni. Sempre Rocca guarda a un piano per rigenerare dal punto di vista urbanisitco le zone più degradate come quelle di Corviale, per esempio con soluzioni sul modello delle città giardino». Già in campagna elettorale aveva denunciato i deficit nella manutenzione degli stabili, «si sistemano i citofoni, ma non ci sono i portoni» e stigmatizzato l’eccessivo numero di occupazioni, annunciando una stretta. Ieri ha aggiunto che tra i primi provvedimenti della sua gestione «ci sarà sicuramente un intervento» per sfrattare chi ha ottenuto un alloggio Erp, nonostante superi i tetti di reddito consentito.

 

Rocca ha parlato di cento casi con inquilini Ater a Roma con reddito superiore ai 100 mila euro. In realtà il numero potrebbe essere molto più alto: stando a un monitoraggio iniziato da Ater nei mesi scorsi, poi rallentato dalle elezioni, sarebbero un migliaio i casi di affittuari a dir poco benestanti. Molti persino con seconda casa per le vacanze anche in località di pregio. Situazioni che si verificano a Corviale come a Testaccio, come a Tor Bella o San Saba. Pensionati, piccoli imprenditori, commercianti e professionisti, sono residenti che quando hanno ottenuto l’alloggio erano in ristrettezze economiche e che, negli anni hanno visto ribaltare il loro reddito. Oppure sono eredi, figli e nipoti, di precedenti assegnatari. Il regolamento Ater prevede che per entrare nelle graduatorie i nuclei numerosi non debbano superare un reddito lordo di circa 40mila euro annui. In caso contrario, e attraverso l’autocertificazione patrimoniale che si presenta ogni due anni, il residente avverte il cambio di imponibile e ottiene un adeguamento del canone: non più Erp ma concordato. Peccato che gli uffici dell’ente di Lungotevere Tor di Nona siano molto lenti a vagliare le pratiche e a rivalutare gli affitti. In passato, rispetto all’attuale normativa regionale, chi superava i livelli di ricchezza doveva lasciare la casa, come chiede Rocca. «Ma adesso no - ricorda Anna Maria Addante, presidente dell’associazione Inquilini e proprietari Iacp-Aler - Chi ha regolarizzato la propria posizione può continuare a vivere negli appartamenti che sono stati assegnati. Dico al governatore che le priorità mi sembrano altre, anche perché queste persone pagano anche affitti mensili di 1.500 euro, non pochi per quello che incassa Ater».

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