«Quel ragazzo alto e riccio si è messo in mezzo per difendere i più piccoli e per questo lo hanno ferito. C'era cattiveria in quei colpi».
A parlare è Giancarlo, uno dei testimoni che ha assistito alla maxi rissa di via Gismondi a Fiumicino. Residente in zona, era a spasso con il suo cane. «Erano quasi le 16 - racconta - a quell'ora passo per il parco per una passeggiata e da alcune domeniche noto sempre la stessa scena. Ci sono gruppi di ragazzi che frequentano l'area verde di via Gismondi. Si sentono i padroni del parco. Hanno iniziato a provocare gli altri. I più piccoli, diciamo. Urlavano, poi hanno iniziato con qualche spintone. Si è messo in mezzo un ragazzo che non era con loro. Era più distante. Lui era con un altro gruppo di amici. Stava per fatti suoi. Si è intromesso e ne è nato un parapiglia».
Gli attimi si fanno sempre più concitati: «Sono spuntati dei bastoni, scuri - continua il testimone - e poi le botte. Si è intromesso quel ragazzo alto e con la testa piena di ricci per prendere le difese dei più piccoli. Poi i colpi, forse con un taglierino. E il sangue intorno, ovunque. I ragazzi si sono dileguati è rimasto solo qualche amico del giovane ferito, a terra. Abbiamo prestato i primi soccorsi e chiamato il 112. Sono arrivati gli agenti del commissariato e un'ambulanza. Poi ci hanno allontanati tutti». La polizia scava a fondo per capire il movente che resta ancora sconosciuto. Di sicuro, tutto è nato su un'app. Una sorta di flash mob attraverso internet che ha spiazzato anche la polizia del posto che è arrivata in forze solo quando era scoppiata la maxi rissa. «Posso dire - prosegue Giancarlo - che non c'è stato un motivo scatenante. È stato tutto così all'improvviso».
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Di certo, è stato tutto concordato per tempo.
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