Rifiuti a Roma, discarica ad Albano. Magliano si prepara: «Da noi sarà rivolta»

Rifiuti a Roma, discarica ad Albano. Magliano si prepara: «Da noi sarà rivolta»
di Francesco Pacifico
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Sabato 17 Luglio 2021, 07:49 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 00:24

Sabato prossimo, tra una settimana, riaprirà la discarica di Albano Laziale. Ecoambiente, proprietaria del sito riattivato da Virginia Raggi con un'ordinanza che fa ancora discutere, ha comunicato ad Ama e ai suoi principali fornitori che dal 24 si potranno portare qui i rifiuti da Roma. Anche se a scartamento ridotto, al 50 per cento rispetto alle 1.100 tonnellate al giorno previste, perché mancano le strade di accesso e il catino, chiuso da cinque anni, va revisionato. Ma per quella data il sindaco di Albano, Massimiliano Borelli, e i suoi colleghi dei Castelli avranno già presentato ricorso urgente al Tar contro l'ordinanza. «Lo faremo - spiega - entro mercoledì, vogliamo rapidamente una sospensiva».

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Intanto a Nord della Capitale, dal lato opposto, a Magliano Romano si preparano alle barricate.

Nel Comune la Città Metropolitana ha individuato un'area per un'altra discarica, ipotesi avallata dal ministero della Transizione, ma avversata dalla Regione. Tuona il sindaco Francesco Mancini tuona: «Dovranno spostarci con la forza». Con lui gli altri primi cittadini dell'area, che aspettano un atto ufficiale per andare al Tar. È da sette anni che il paese si batte per la chiusura di una discarica di inerti in un'ex cava di Monte Grandine, che la proprietà vorrebbe trasformare in un catino per l'indifferenziata, per farne un parco archeologico.

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«Abbiamo già mandato molte memorie alla Procura di Roma - dice Sara Nazzari, portavoce dell'associazione Monti Sabatini - e siamo pronti a incatenarci». Aggiunge il sindaco Mancini: «Non c'è ancora un autorizzazione per l'indifferenziato per il sito esistente e non capisco come abbia fatto la Provincia a individuare un'altra area per un ulteriore invaso nelle nostre campagne, che è vicina a scuole e a case. Io non sono vittima della sindrome Nimby, ma se a Roma non si possono mettere le discariche, le stesse regole devono valere anche per noi».
IN PREFETTURA
Continua il caos nella Capitale sul fronte dei rifiuti, dove le strade, soprattutto sul quadrante Est, sono ancora sporche. La Regione ieri ha dovuto fare un'ulteriore ordinanza per permettere a EGiovi , fornitore di Ama, per mandare i suoi scarti a Viterbo, perché minacciava di ridurre i conferimenti nei Tmb di Malagrotta da lunedì.

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Ma è l'ordinanza della Città Metropolitana per Albano ad accendere gli animi, come dimostra una tesissima riunione ieri in Prefettura: i rappresentanti della Regione hanno accusato quelli del Mite e del Campidoglio di aver «fatto un'operazione politica». Poi ci sono nodi procedurali non sciolti 48 ore fa: nell'atto Raggi si è dimenticata di inserire una deroga all'Aia (autorizzazione di impatto ambientale concessa dalla Regione) per trasformare il catino da discarica di servizio di un Tmb andato a fuoco nel 2016 a discarica tout court di rifiuti urbani. Mancano poi le garanzie finanziarie, una fidejussione da 2,5 milioni di euro, che Ecoambiente deve presentare alla Pisana. Il ministero della Transizione ha subito mandato una nota per richiamare l'ex Provincia e al Campidoglio a «integrare l'atto con puntuale indicazione delle deroghe all'Aia vigente, valutando, congiuntamente alla Regione Lazio, titolare dell'autorizzazione, la necessità di acquisire il parere tecnico di Arpa Lazio».

 

Passaggi senza i quali era impossibile la riapertura di Albano. In serata Palazzo Valentini ha annunciato di avere aggiunto un addendum con le modifiche richieste. Intanto la Regione ha provato a scongiurare la crisi che si paventava in 54 Comuni della provincia romana e di quella di Latina, dopo la riduzione dell'operatività del Tbm, quello di Rida, dove portavano la loro spazzatura. La Pisana ha concesso loro di spedire la spazzatura negli stessi impianti che lavorano per Roma Capitale. Il che non potrà che creare ulteriore caos.
 

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