«Ero sola, indifesa e contro due giovani di colore, in più avevo paura che la mia reazione potesse suscitare propositi negativi in loro». Due ragazzi del Gambia, uno dei quali non identificato, tra la primavera e l’estate del 2018 avrebbero violentato una ragazza italiana, con problemi psichiatrici e amministratore di sostegno. Per questo M.M., un gambiano di 34 anni che lei aveva conosciuto su Facebook e di cui raccontava di essersi innamorata, è ora imputato davanti al giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Roma con l’accusa di stupro di gruppo, aggravato dal fatto di «aver approfittato dello stato di debolezza psichica e fisica» della donna (all’epoca 33enne), alla quale avrebbe fatto assumere tre dosi di marijuana poco prima di violentarla insieme al suo amico.
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L’ORIGINE DELLE INDAGINI
L’inchiesta della Procura è scaturita da un’altra vicenda, su cui stavano indagando i carabinieri della stazione di Tor Bella Monaca.
«La prima volta che mi sono incontrata con lui - racconta la vittima - Mi ha comunicato che voleva avere un rapporto sessuale con me. Siccome provavo attrazione fisica, cedevo alle sue richieste, recandomi a casa sua a Torre Angela. Prima di avere il rapporto sessuale, per sua iniziativa mi faceva fumare della marijuana, circa tre canne, che mi rendevano inebriata e non lucida: rischiavo anche la mia salute in quanto assumo numerosi farmaci neurolettici». Nel frattempo, «M.M. telefonava a un amico suo dicendo di sbrigarsi a raggiungerlo per partecipare a questo rapporto sessuale. A questa cosa - ricorda la donna - inizialmente non facevo caso, ma quando vedevo il connazionale che si spogliava e partecipava all’atto sessuale, alternativamente a M.M., la mia intenzione era quella di avvisarli di smetterla. Siccome non ce la facevo a reagire perché ero sotto effetto di sostanze stupefacenti, non essendo completamente in me, lasciavo che terminassero l’atto sessuale completo». La vittima ha specificato: «Non ho denunciato questa cosa per vergogna». La conferma della sua attendibilità, secondo il giudice delle indagini preliminari, arriva da un’intercettazione del 18 marzo 2020 in cui lui la invita ad avere un altro rapporto sessuale e lei chiede rassicurazioni: «Ma solo io e te però?».
LA DIFESA
Nella prossima udienza verrà ascoltato il coinquilino che all’epoca dei fatti condivideva l’appartamento a Torre Angela con l’imputato. Il suo legale, infatti, ha ottenuto che venisse giudicato con il rito abbreviato condizionato dall’ascolto di questo teste. «Si tratta di una vicenda molto complessa. Le intercettazioni confermano che qualcosa è accaduto, ma cosa è realmente successo è ancora tutto da verificare - spiega l’avvocato Valerio Vitale - Ci sono molte cose che non tornano, molte contraddizioni. Ascolteremo un testimone che quella sera era in casa e capiremo come sono andate veramente le cose, nell’interesse di tutti».
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