Roma, nei pronto soccorso è caos. «Ricoveri entro dodici ore». Nel Lazio mancano 400 operatori sanitari

La Pisana chiede alle Asl di accelerare il trasferimento dei malati nei reparti

Caos nei pronto soccorso: «Ricoveri entro dodici ore». Nel Lazio mancano 400 operatori sanitari
di Francesco Pacifico
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Mercoledì 30 Novembre 2022, 06:35

Dopo dodici ore d'attesa nei pronto soccorso i pazienti devono essere «ammessi ad un'area dedicata, preferibilmente collocata al di fuori dell'area di emergenza, con la presa in carico da parte del personale dei reparti». E avviati al ricovero in un letto di una corsia per lasciare - quando va bene - la barella dove sono stati ospitati nei Dea. Il Lazio prova mettere un freno al sovraffollamento ormai costante in queste strutture con le linee guida di «revisione del Piano regionale per la gestione del flusso di ricovero e del sovraffollamento in pronto soccorso». Ma questa richiesta per alleggerire i Dea e per spalmare i malati sulle diverse aree mediche arrivata nei giorni scorsi alle aziende ospedaliere, ha già messo in allarme i vertici dei nosocomi del territorio: in una riunione in videoconferenza tenutasi lunedì, quasi tutti direttori sanitari presenti hanno spiegato alla Regione che la nuova regola è insostenibile, perché che servono più medici e infermieri per gestire nei loro reparti i pazienti oggi seguiti nei pronto soccorso.

NELLA PRATICA

Proprio gli stessi dirigenti entro il 31 dicembre dovranno presentare alle Asl di riferimento i piani per la gestione dei pronto soccorso nelle loro strutture.

Ma, come detto, difficilmente riusciranno a creare aree ad hoc per gestire meglio i pazienti nei Dea. Dove l'emergenza è quotidiana, perché si continua a prenderle d'assalto: soltanto lunedì sono state 62 le ambulanze bloccate e utilizzate come letti per curare i pazienti. Una situazione acuita nelle ultime settimane con l'aumento dei contagiati dal Covid, visto che sono stati chiusi i reparti interamente dedicati ai malati di Coronavirus.

Come detto, con la sua direttiva la Regione chiede agli ospedali dopo un'attesa di 12 ore nei Dea di trasferire i pazienti in apposite zone: qui a curarli non saranno più i medici del pronto soccorso ma quelli dei reparti di medicina. È il cosiddetto boarding esterno chiesto da sempre dai sanitari delle aree di emergenza, per alleggerire i loro carichi di lavoro. Al riguardo, va ricordato che nel Lazio mancano all'appello circa 400 operatori soltanto sul fronte dei dottori.

Liste d'attesa Lazio, dove è possibile prenotare prima: la guida Asl per Asl

Sempre la Regione impone ai nosocomi di non respingere più le ambulanze per indirizzarle verso altri ospedali. Obbligatorio poi prenotare una visita di controllo ai pazienti dimessi dai Dea non in condizioni di urgenza, ma che necessitano di seguire una terapia. Ai responsabili dei reparti di medicina è anche chiesto di non rivolgersi alle aree di emergenza per fare esami agli assistiti da operare. Altra indicazione che non piace ai vertici delle strutture: bisogna rivedere il numero dei posti letto nei pronto soccorso, che saranno limitati di circa il 20 per cento per rispettare il distanziamento previsto per il Covid.

Leggendo il testo delle linee guida regionali, si scopre che gli accessi ai Dea nel 2021 sono stati 1.406.185, dei quali solo il 5,1 per cento in codice rosso. In un terzo dei casi è stato richiesto un ricovero. Guardando ai tempi di attesa, «il 66,8 per cento dei pazienti con codice 2 hanno atteso oltre 15 minuti per la visita e il 38,3 per cento con codice 3 oltre 60 minuti». Quindi parliamo di casi meno gravi. Ma c'è anche un 8,1 per cento della platea che ha dovuto attendere tra le 24 e 48 ore per avere una diagnosi definitiva, essere trasferito in un letto in corsia o rimandato a casa.

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