Pronto soccorso in crisi, straordinari pagati di più contro la fuga dei medici

I fondi di governo e Regione per portare a 100 euro lordi la paga per ogni ora extra

Pronto soccorso in crisi, straordinari pagati di più contro la fuga dei medici
di Francesco Pacifico
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Mercoledì 3 Maggio 2023, 06:25

L'obiettivo è duplice: fermare la fuga dei medici dai pronto soccorso e tagliare nei Dea i tempi di attesa per garantire le cure necessarie ai pazienti. La Regione Lazio accelera sull'aumento degli straordinari per il personale sanitario (dottori e infermieri) che opera nei reparti di urgenza, portandoli a 100 euro. Per la cronaca, Asl e aziende ospedaliere non pagano più di 60 euro lorde all'ora, mentre le vicine Toscana e Campania arrivano tranquillamente a 95 euro. Una situazione che sta spingendo non pochi addetti del servizio sanitario a lasciare gli incarichi nei nosocomi romani per andare a lavorare nelle regioni limitrofe.

I VERTICI

Per sbloccare il dossier, questa mattina, sono previste due riunioni: la prima all'interno della cabina di regia voluta dal governatore Francesco Rocca, l'altra più tecnica tra i vertici dell'area personale di via Cristoforo Colombo e i direttori amministrativi delle Asl e degli ospedali del Lazio.

Ma la volontà è quella di chiudere questa partita velocemente, tenendo conto che nei prossimi mesi tutto il territorio, e non soltanto la Capitale, attrarrà almeno il 30 per cento dei turisti in più rispetto agli scorsi anni.

In quest'ottica il primo passo è stato inviare ai responsabili delle singole strutture un questionario per capire quali sono i maggiori bisogni in termini di personale, il sovraccarico nelle cosiddette aree rosse e i numeri degli accessi. Sì, perché i fondi messi a disposizione dal governo - 50 milioni di euro per tutto il territorio nazionale - non sarebbero sufficienti tanto da costringere la giunta Rocca ad aumentare la dotazione con risorse proprie.

Nell'ultimo decreto bollette, l'esecutivo ha deciso di portare dal prossimo giugno a 100 euro lorde il costo delle ore di straordinario nei pronto soccorso per i medici. Dei 50 milioni complessivi, il Lazio dovrebbe ottenere circa il 10 per cento, cioè 5 milioni. Soldi che - euro in più, euro in meno - secondo alcune stime che girano negli ambienti sindacali sarebbero sufficienti per corrispondere il premio in non più di 15 ospedali su 50. Alcuni dirigenti in Regione, invece, sono convinti che si possa garantire l'aumento ad almeno la metà della platea interessata. In ogni caso via Cristoforo Colombo dovrà integrare quanto stanziato a livello centrale. E il governatore Rocca sarebbe molto disponibile a fare questo sforzo, anche perché considera il pronto soccorso la porta d'ingresso della sanità.


La soluzione che si starebbe valutando è di sbloccare immediatamente i fondi arrivati dall'esecutivo, garantendo i primi aumenti al personale nei Dea agli addetti che sono collocati nelle cosiddette zone rosse, quelle che devono garantire l'assistenza ai casi più gravi. Subito dopo, il premio fino a 100 euro dovrebbe essere esteso anche agli altri medici dei pronto soccorso. Non si esclude però - anche per superare i dubbi dei sindacati - di iniziare a concedere a tutti un primo aumento per le ore eccedenti le 38 settimanali previste dai contratti. E diversamente non si può fare perché l'attuale amministrazione, insediatasi a inizio marzo, soltanto a luglio riuscirà ad approvare il bilancio vero e proprio. Quindi prima di quella data non sarà possibile impegnare ulteriori risorse. E va tenuto conto sia che prima deve essere votata in Consiglio una variazione di bilancio sia, soprattutto, che la sanità segna a oggi un disavanzo tendenziale che a fine anno potrebbe superare i 680 milioni di euro.

Detto questo, l'attuale amministrazione vuole avviare la pratica e rendere strutturale l'aumento degli straordinari, perché giudica la misura un pezzo fondamentale per rilanciare i pronto soccorso. Che la situazione sia ai limiti lo dimostra anche il caos per gli accessi registrato lo scorso 25 aprile, anche per la minore presenza di personale di turno. Nei giorni successivi i flussi sono tornati nella normalità, ma il Lazio sconta un fortissimo deficit di personale nei Dea: qui lavorano 550 dottori, ma ne mancano almeno 400 rispetto a quelli che sarebbero necessari. E se nella metà dei casi non si riescono ad assegnare i posti messi a concorso, ci sono almeno 200 camici bianchi che - vittime dello stress o di aggressioni fisiche - hanno lasciato il loro posto in ospedale per provare la carriera di medici di base oppure per andare a fare turni nei pronto soccorso e nei reparti di altre regioni come contrattisti. Anche perché in una settimana in Trentino si guadagna grazie agli straordinari quanto a Roma si prende in un mese.

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