Pamela Mastropietro, l'ira della madre Alessandra contro Oseghale: «Non perdono il carnefice»

Il nigeriano, condannato all’ergastolo: «Fatta a pezzi per paura, non l’ho uccisa»

Pamela Mastropietro, l'ira della madre Alessandra contro Oseghale: «Non perdono il carnefice»
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Sabato 13 Maggio 2023, 00:58

Nessuno potrà biasimarla perché nessuno potrà mai capire il dolore che prova da anni. Dove si trova la forza per perdonare l’assassino di tua figlia? Come si fa ad accettare una tragedia inspiegabile che si porta dietro anche l’orrore per come, quella tragedia, si è consumata? Lei non perdona e il suo rifiuto lo urla anzi, lo scrive con parole di fuoco per rispondere a quell’uomo condannato all’ergastolo che solo pochi giorni fa, dal carcere, aveva provato a giustificare. «Non l’ho uccisa, l’ho fatta a pezzi per paura. Su di me solo pregiudizi». E mamma Alessandra non ce la fa a sopportare quelle parole così, in una lettera affidata all’agenzia Adnkronos risponde ad Innocent Oseghale, il nigeriano condannato all’ergastolo per l’omicidio di Pamela Mastropietro. Era il 2018 e la ragazza, 18enne, fu prima stuprata, poi uccisa e infine fatta a pezzi. Viveva in una comunità di recupero per problemi di tossicodipendenza. Si perse di nuovo nei giardini “Diaz” a Macerata incontrando Oseghale. I suoi resti furono trovati dentro due trolley. Un orrore inspiegabile e inaccettabile. Terribile. «Adesso parlo io»: inizia così la lunghissima lettera di mamma Alessandra che non contempla perdono ne comprensione. «Ricordati l’ergastolo è sempre poco per quello che hai fatto a Pamela». È una lettera la sua che trasuda rabbia e dolore e sia la prima che il secondo vanno lasciati sfogare. «È disumano e terrificante tutto quello che tu e i tuoi amici avete fatto a mia figlia. È disumano il fatto che tu ancora non sia veramente pentito». 

Il precedente

L’uomo in una precedente lettera aveva parlato di «pregiudizi» legati alla sua condizione di immigrato, di aver subito violenze di ogni genere insieme ad altre persone sequestrate dagli scafisti che dalla Libia lo portarono in Italia.

Scrive, Oseghale, che mai e poi mai avrebbe violentato e ucciso Pamela. Di fronte alle sue parole mamma Alessandra risponde «Basta, a te e ai tuoi amici vi abbiamo accolto, abbiamo offerto cure, integrazione. E voi come avete ricambiato? Rifiutando il lavoro perché preferivate delinquere? Approfittando della carità che il mio Paese vi ha dato? Violentando e massacrando con tanta cattiveria e precisione una ragazza di 18 anni?». E ancora: «Perché portavi il rosario durante le udienze se dici di aver intrapreso ora, in carcere, un cammino cristiano? Per tutto quello che hai fatto a Pamela escludo che tu pregassi Dio. A me la fede sta aiutando a sopportare questo dolore immane che tu hai provocato. Che puoi saperne tu della voglia di riabbracciare quel corpo che hai fatto a pezzi? Perché tutto questo? Mia figlia l’avete lavata con la candeggina, messa in due trolley abbandonati sul ciglio di una strada».

 

La condanna

E poi la sua condanna che arriva implacabile e severa: «Per tutto quello che hai fatto a Pamela, io non ti credo». Poi mamma Alessandra riprende le fasi del processo, la difesa del nigeriano a cui non crede. «Dici di aver commesso lo sbaglio più grande della tua vita non chiamando subito l’ambulanza e la polizia. Lo sbaglio più grande è quello di non aver aiutato una ragazza che voleva tornare a casa. Come a voler infierire scrivi di condividere con me lo stesso dolore. Non ti permettere». La madre di Pamela mostra clemenza solo verso i figli dell’uomo: «sappi che se un giorno si dovessero presentare alla mia porta, li abbraccerò perché anche a loro tu hai distrutto il cuore. Io non ti perdono se fossi veramente pentito faresti i nomi dei tuoi complici».

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