Pronto soccorso e reparti Roma, la fuga dei medici: «Gli ospedali al collasso»

Dal Grassi al San Giovanni, mancano i camici bianchi: «Non copriamo più i turni»

Pronto soccorso e reparti Roma, la fuga dei medici: «Gli ospedali al collasso»
di Camilla Mozzetti e Francesco Pacifico
4 Minuti di Lettura
Sabato 25 Febbraio 2023, 06:47

Non bastavano i sanitari dei pronto soccorso che si iscrivono nelle liste per fare i medici di base (trenta soltanto dall'inizio dell'anno) e che lasciano il reparto con il rischio di non garantire più i notturni. Oppure quelli che si dimettono dai loro ospedali e vanno a lavorare nelle strutture del resto d'Italia - anche come liberi professionisti o per le cooperative - perché la paga oraria è maggiore e lo stress minore.

Tumori, quali sono i migliori ospedali per le cure? La nuova mappa italiana dei centri specializzati

«Gli ospedali al collasso»

Adesso la sanità del Lazio registra un altro campanello d'allarme: il sindacato Anaao ha calcolato che la nostra regione è terza a livello nazionale per contratti totali non assegnati e abbandonati sul fronte delle scuole di specializzazione.

In sintesi, se oggi scarseggiano i medici (circa 400 nel Lazio), in futuro sarà quasi impossibile reclutarli. Intanto, anche ieri, nei pronto soccorso del Lazio c'erano almeno un migliaio di pazienti in attesa di essere visitati o di essere trasferiti in corsia. Nota Giulio Maria Ricciuto, presidente del Simeu del Lazio: «Dove hai un ingresso metropolitano con un organico periferico è difficile rispondere alle esigenze». Se non bastasse la pura logica a spiegare cosa succede nei pronto soccorso arrivano i numeri. Lo spiega proprio il capo dei primari dei Dea del Lazio, secondo il quale i reparti di primo intervento di medicina d'urgenza del comparto ospedaliero sono ad un passo dal tracollo, con l'impossibilità di coprire i notturni. Risultato? «C'è il serio rischio che a breve non si riuscirà a garantire il servizio h24 e questo per diverse ragioni: i medici non bastano e quelli che ci sono, in molti, hanno intrapreso la fuga». Basta vedere cosa è successo per il prossimo corso triennale in medicina di base dove nell'elenco degli oltre 500 candidati almeno 30 (e la cifra è al ribasso) sono già medici di pronto soccorso con regolare contratto. L'aspetto più grave però è proprio questo: trovarsi ad un passo dalla sospensione dell'assistenza in orario notturno dove, e non è un caso, spesso e volentieri arrivano i casi più complicati a partire dalle vittime della strada.


I NUMERI
Ma lo scenario è questo tanto al Grassi di Ostia quanto al Casilino, tanto al San Giovanni quanto al San Camillo e giù a correre anche per i pronto soccorso degli ospedali di provincia. «Mediamente nel reparto Dea di I livello dovrebbero esserci tra i 23 e i 25 medici», prosegue Ricciuto. Quanti invece quelli reali? Al Grassi sono operativi la metà e questi girano ovviamente anche su notturni con turni che dalle 38 ore settimanali vengono portati a 48 ore. Certo, gli straordinari vengono pagati ma il servizio di notte non può poi essere coperto da tutti: c'è il medico con problemi di salute ad esempio che viene impiegato solo di giorno. Condizione grave anche perché chi, finora, ha resistito fino a 48 ore settimanali, pur dietro retribuzione, non ce la fa più fisicamente e psicologicamente. E al fianco di questa "emorragia" ce ne è un'altra che riguarda le scuole di specializzazione: il Lazio è infatti la terza regione dopo Lombardia e Veneto, dove i posti messi a bando nei concorsi non vengono assegnati, con i vincitori che molto spesso preferiscono anche andarsene all'estero. Dal 2020 a oggi Anaao ha calcolato che nel nostro territorio sono saltati 559 contratti, il 14 per cento del totale, tra quelli "abbandonati" (il giovane medico, pur avendo ottenuto un incarico, decide di riprovare il concorso per cambiare specializzazione) e "non assegnati", perché non si presenta nessun candidato. Tra le specializzazioni con meno appeal medicina d'urgenza, anestesia, patologia e biochimica clinica.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA