Da ben cinque anni erano diventate le “coinquiline” di due signore, Alessia Prosperi e di sua zia, di 93 anni e, all’interno della parete domestica, avevano costruito il loro nido. Sono state 100mila le api estratte - due giorni fa - dentro la cavità di un’abitazione a Castelnuovo di Porto, alle porte della Capitale, al termine di un lungo lavoro durato tre ore. In casa erano già intervenuti due apicoltori ed un'altra apicoltrice: avevano aperto una piccola cavità nel muro trovandosi di fronte a quello che a tutti gli effetti era un nido e non uno sciame. Un potenziale pericolo per le due signore impossibilitate peraltro nel poter raggiungere il loro giardino.
Cosa è successo
«Un record assoluto”, l’ha definito Andrea Lunerti al termine dell’intervento. È stata un’operazione complicata perché le api si difendono in modo molto significativo.
Ancora una volta le api - come tutti gli animali di fauna selvatica - trovano un riparo caldo dove proteggersi dai possibili predatori. «Scelgono i siti urbani e centri domestici - sottolinea l’esperto - perché sono luoghi tra l’altro favorevoli alla proliferazione. La famiglia rinvenuta giorni fa era cresciuta in maniera esponenziale ed aveva trovato un posto ottimale per la nidificazione. Ora le api se la caveranno sicuramente e continueranno la loro vita lontano dai centri abitati».
Come comportarsi in caso di puntura?
«Le api hanno un pungiglione utilizzato come arma di difesa per la protezione della colonia. In caso di puntura bisogna immediatamente rimuoverlo. Lo troviamo sotto forma di una pallina molto piccola che continua a pulsare per 50, 60 secondi anche se l’ago si è staccato. La rimozione significa abbassare il livello di circolazione del veleno nel corpo umano. Successivamente bisogna allontanarsi dal luogo perché le api dopo la puntura rilasciano un feromone d’allarme, un particolare ormone olfattivo che richiama il resto degli altri insetti sull’obiettivo punto. E il rischio è tuttavia di subìre un ulteriore attacco da tutta la colonia».
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