Neonato morto dopo il parto a Roma, ginecologa a processo: la mamma non è stata operata d’urgenza

La dottoressa è accusata di omicidio colposo. Più di un “campanello d’allarme” indicava un’infezione batterica in corso

Neonato morto dopo il parto a Roma, ginecologa a processo: la mamma non è stata operata d’urgenza
di Valeria Di Corrado
4 Minuti di Lettura
Lunedì 23 Gennaio 2023, 22:30

La ginecologa avrebbe aspettato troppo prima di procedere con il cesareo, insistendo per il parto naturale, nonostante ci fosse più di un “campanello d’allarme” che indicava un’infezione batterica in corso. Così, dopo 7 ore di travaglio, quando ha deciso di intervenire d’urgenza, per il piccolo Samuel non c’era più nulla da fare. Per questo ieri il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Roma ha rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo la dottoressa E. M., che all’epoca dei fatti - ossia nel settembre del 2021 - era in servizio nel reparto di ginecologia della clinica romana “Mater Dei”. 

Neonato morto soffocato al Pertini di Roma, le madri e le difficoltà del post-parto negli ospedali: «Sole e abbandonate, poteva succedere a tutte noi»

LA RICOSTRUZIONE

La mamma era stata ricoverata in fase di travaglio alle 12,35.

Sin dal momento dell’accettazione, presentava «uno stato febbrile lieve per il quale era stata sottoposta a una terapia antibiotica». «A fronte del netto peggioramento del quadro clinico della paziente a partire dalle 18,12», la ginecologa avrebbe comunque continuato a temporeggiare, invece di praticare un parto cesareo d’urgenza. Secondo quanto ricostruito dal pm Laura Condemi, infatti, già in quel momento c’erano «allarmanti sintomi di un’infezione da corioamniotite», ossia un’infiammazione delle membrane fetali di origine batterica, che il più delle volte è causata da un travaglio prolungato. Tra i sintomi di questa infezione, la donna presentava: «uno stato febbrile grave», con temperatura sui 39 gradi, una tachicardia «già rilevata nel monitoraggio delle 13,28» e il valore più alto della norma della proteina C reattiva (che è un indice d’infiammazione).

«Anziché eseguire un nuovo monitoraggio della temperatura dopo 30 minuti, come imposto dalle pratiche medico-sanitarie, l’imputata teneva una condotta colposamente attendista - si legge nel capo di imputazione - e ometteva di eseguire un parto cesareo d’urgenza, nonostante il persistere alle 18,50 di uno stato febbrile grave (39 gradi), di una dilatazione della cervice ancora non completa e della presenza di segni di sofferenza fetale». 

LE ACCUSE

Per questo la dottoressa, ora, dovrà affrontare un processo per omicidio colposo; mentre le posizioni degli altri indagati dello staff medico sono state stralciate e, presumibilmente, verranno archiviate. La ginecologa, quindi, è accusata di aver cagionato la morte del piccolo Samuel «per negligenza, imprudenza e imperizia». Le buone pratiche cliniche e assistenziali, infatti, impongono di «praticare un parto cesareo d’urgenza in situazioni di pericolo per l’incolumità della gestante o del nascituro», come in questo caso. In quanto, «in presenza di questi gravi sintomi di corioamniotite», l’intervento - secondo l’accusa - «non era più procrastinabile».

I PRECEDENTI

Per un caso simile la procura di Cassino ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di omicidio colposo per undici tra medici, ostetrici e infermieri all’epoca dei fatti in servizio all’ospedale Santissima Trinità di Sora. Attraverso una serie di condotte, negligenti e imprudenti, ritardando il parto avrebbero compromesso il quadro clinico di un neonato, tanto da causarne, in maniere colposa, la morte. La madre dopo il normale periodo di gestazione, si reca in ospedale a Sora e il 18 aprile 2020, mette al mondo il suo piccolo. Sin da subito, però, il neonato mostra gravi problemi respiratori tanto da farne disporre, dopo alcune ore la degenza al nido del nosocomio sorano, l’immediato trasferimento presso il Policlinico Umberto I di Roma. Qui dopo diverse settimane di ricovero, il 19 giugno 2020, improvvisamente, il neonato muore. La causa del decesso, stando alle ipotesi dei pm di Cassino, parla di «lesioni alla nascita, ischemia, insufficienza respiratoria e convulsioni, fino alla morte improvvisa». I medici e gli altri sanitari, nel dettaglio, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbero ritardato i tempi del parto.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA