Miur, regali e mazzette: a processo nove persone. Così l’imprenditore ha versato 3,2 milioni di euro alla dirigente Giovanna Boda

Rinviato a giudizio Bianchi di Castelbianco: quegli incarichi da 23 milioni di euro per le sue aziende

Miur, regali e mazzette: a processo nove persone. Così l’imprenditore ha versato 3,2 milioni di euro alla dirigente Giovanna Boda
di Valeria Di Corrado
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Mercoledì 31 Maggio 2023, 07:15 - Ultimo aggiornamento: 07:17

L'imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco e altre 8 persone sono state rinviate a giudizio nel procedimento relativo agli appalti concessi dal ministero dell'Istruzione. L'inchiesta, coordinata dal pm Carlo Villani e condotta dalla Guardia di Finanza, ha dimostrato che dal gennaio 2018 all'aprile 2021 le aziende di Bianchi di Castelbianco avrebbero ottenuto affidamenti e incarichi dagli istituti scolastici per 23 milioni e mezzo di euro, dei quali 17 milioni effettivamente corrisposti. In cambio, l'imprenditore avrebbe pagato all'ex capo dipartimento del Miur, Giovanna Boda, tangenti per 3.201.933 euro. L'inizio del processo è stato fissato per il 27 settembre davanti all'ottava sezione penale del Tribunale di Roma. Nell'ambito dello stesso procedimento, la Boda ha chiesto di esser giudicata con il rito abbreviato, insieme ad altre tre persone, e la loro posizione sarà discussa il 31 ottobre. All'udienza preliminare di ieri, intanto, il gup ha ammesso la costituzione di parte civile del Ministero e della Presidenza del Consiglio nei confronti delle persone fisiche e ha accolto anche la richiesta avanzata dai giornalisti dell'agenzia stampa Dire, all'epoca presieduta da Bianchi di Castelbianco. Sei persone, coinvolte nell'indagine, vanno invece verso il patteggiamento con pene che oscillano dai quattro mesi ai due anni.

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LE ACCUSE

Le contestazioni per l'ex capo dipartimento del ministero dell'Istruzione e per l'imprenditore sono di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, corruzione per l'esercizio della funzioni, rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio.

Secondo l'accusa, Boda, incaricata della realizzazione delle procedure per selezionare progetti scolastici, riceveva indebitamente «la dazione e la promessa delle somme di denaro e delle utilità per sé e per terzi per un totale di oltre 3,2 milioni di euro per l'esercizio delle sue funzioni e/o dei suoi poteri nonché per il compimento di una pluralità di atti contrari ai doveri di ufficio» da Bianchi Di Castelbianco. Nell'atto di accusa i pm contestano a Boda anche di aver rivelato a Bianchi di Castelbianco «notizie d'ufficio che avrebbero dovuto rimanere segrete. In particolare, anticipava via e-mail» all'imprenditore «prima della sua pubblicazione, la bozza del bando per il finanziamento di progetti scolastici per il contrasto della povertà educativa, e invitava e lo faceva partecipare a riunioni tenutesi presso il Ministero nelle quali si doveva decidere la ripartizione dei finanziamenti alle scuole a valere sulla legge n. 440/1997, demandando anche allo stesso imprenditore la decisione finale su tale suddivisione».

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ABITI SU MISURA E VIAGGI

In cambio la Boda ha ottenuto un abito su misura e due camicie, un soggiorno nell'hotel 4 Stelle "Niccolo V" a Terme dei Papi, spostamenti con autista. Il denaro usato, sostengono gli inquirenti, era quello di Bianchi di Castelbianco, arrivato alla dirigente tramite un giro di fatture per prestazioni mai effettuate «allo scopo di fornire giustificazione contabile». Gli investigatori hanno ascoltato il sarto che ha confezionato l'abito: «Mi sono recato personalmente al Ministero per prendere le misure. Abito e camicie dovevano essere un regalo per il ministro da parte di tutti i collaboratori di una segreteria». «Il desolante fenomeno corruttivo che ha pervaso il settore del Dipartimento dedicato all'Istruzione - scriveva il gip Annalisa Marzano nell'ordinanza di arresto di marzo del 2022 - non era circoscritto ai rapporti tra l'imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco e la capo del dipartimento per le Risorse umane, finanziarie e strumentali del ministero dell'Istruzione, Giovanna Boda, ma era più ampio». Oltre a Bianchi, infatti, sono stati rinviati a giudizio Leonardo Filippone, Maria Beatrice Morano, Laura Gambescia, Vincenzo Persi, Massimo Mancori, Nicola Cirillo, Mariani e Lucrezia Stellacci.
 

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