Meningite batterica, Valeria Fioravanti muore a 27 anni a Roma. Il padre: «I medici dicevano che esagerava»

Ha vissuto undici giorni di agonia girando per sette volte in tre ospedali della Capitale

Meningite batterica, Valeria Fioravanti muore a 27 anni a Roma. Il padre: «I medici dicevano che esagerava»
di Valeria Di Corrado e Giampiero Valenza
4 Minuti di Lettura
Giovedì 12 Gennaio 2023, 07:50 - Ultimo aggiornamento: 09:22

Ha vissuto undici giorni di agonia girando per sette volte in tre ospedali della Capitale. Per poi scoprire, negli ultimi istanti della sua vita, che era affetta da una meningite batterica che non le era stata diagnosticata. È morta così Valeria Fioravanti, 27 anni, mamma di una bimba di 15 mesi. Lei, nata e cresciuta a Don Bosco, era una dipendente di Adr Security, l'azienda di Aeroporti di Roma che si occupa della sicurezza degli scali. E, per avvicinarsi a casa, da poco tempo era passata da Fiumicino a Ciampino.

Jeff Beck morto a 78 anni per una meningite batterica. L'ultimo assolo di una leggenda del rock, Mick Jagger: «Ci mancherà tantissimo»


La sua agonia è cominciata a Natale, quando - spiega il padre, Stefano Fioravanti - «ha scoperto di avere un ascesso sotto l'ascella del braccio destro provocato probabilmente da un pelo incarnito».

Si trovava al lavoro quando è stata portata al pronto soccorso del Campus Biomedico e lì, prosegue, «le hanno praticato una incisione e messo due punti di sutura». Il giorno di Santo Stefano «la ferita si era infettata e le faceva male. Per questo - continua il papà - l'abbiamo portata al pronto soccorso dell'ospedale Casilino dove le hanno tolto i punti e disinfettato la ferita, dimettendola. Tornata a casa sono cominciati i dolori, prima alla spalla e poi alla testa. Il giorno dopo siamo tornati al pronto soccorso e le hanno prescritto iniezioni di antidolorifici, dimettendola di nuovo. A casa ha cominciato a contorcersi dal dolore e il giorno dopo siamo tornati allo stesso pronto soccorso dove i medici hanno sostenuto che Valeria esagerasse e all'insistenza di mia moglie per una visita più approfondita, hanno minacciato di chiamare i carabinieri». Passano altri giorni e il dolore, invece, continuava a essere insistente. «Il 4 gennaio abbiamo deciso di portarla al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni dove l'hanno sottoposta a una tac che ha evidenziato una protrusione alla colonna vertebrale. Le hanno quindi cambiato la terapia e messo un collare, dimettendola ancora». «Ma», dice ancora Stefano Fioravanti, «la mattina del 6 gennaio Valeria non parlava più e quando lo faceva diceva cose senza senso. Siamo tornati al San Giovanni dove le hanno fatto un prelievo da far analizzare allo Spallanzani. Lì si è scoperto che era affetta da meningite. È stata intubata e, all'una di notte, trasferita in terapia intensiva in un altro ospedale. Ma alle 7 i medici ci hanno detto che per lei non c'era più nulla da fare».


Valeria è cresciuta nel quartiere popolare di Don Bosco: abitava in via Mazzoccolo. Ha studiato dai salesiani, poi è andata al linguistico Lombardo Radice. «Resteremo accanto alla famiglia, alla mamma Tiziana e al papà Stefano che chiedono giustizia, come tutti noi», dice Mauro Iezzi, padre di una delle sue compagne di scuola. I lavoratori di Adr vivono ora nel lutto. «Era una ragazza splendida - commenta Alessandro Intreccialagli, suo amico e collega - Era una persona in grado di portare una luce, grande lavoratrice, stimata da tutti, matura e responsabile. Non è possibile che si muoia così a 27 anni. Abbiamo lanciato una raccolta di fondi per la famiglia e tutti noi lavoratori di Adr stiamo contribuendo».


L'INCHIESTA
La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, affidato al pm di turno Margherita Pinto. È stata disposta l'autopsia sul corpo di Valeria, per stabilire le cause del decesso e, di conseguenza, le eventuali responsabilità dei medici della prima struttura in cui è stata operata per l'ascesso e di quelle a cui si è rivolta successivamente, quando stava male, senza ottenere - probabilmente - le adeguate cure. Per questo motivo il magistrato ha disposto il sequestro delle cartelle cliniche. La Regione Lazio ha disposto un audit che riguarda gli ospedali coinvolti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA