Nettuno, Mattia e la denuncia dei genitori: «A nostro figlio malato negata anche la scuola»

Il bambino ha 9 anni e da tre è senza un operatore sanitario

Nettuno, Mattia e la denuncia dei genitori: «A nostro figlio malato negata anche la scuola»
di Camilla Mozzetti
3 Minuti di Lettura
Venerdì 28 Ottobre 2022, 09:00 - Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 08:38

Mattia è un bambino che non parla e non vede. Nato prematuro è affetto da una paralisi cerebrale infantile con tetraparesi spastica. Soffre di epilessia farmacoresistente ed è disfagico dall'età di quattro anni: mangia e beve con la peg. Eppure Mattia è vivo, il sette novembre compirà 9 anni, sorride quando mamma Alessia e papà Roberto lo sollecitano con le carezze. Percepisce il loro tatto, percepisce il mondo che lo circonda nonostante lo faccia a modo suo. Nonostante tutto. Ma a Mattia, che pure va a scuola, è negata l'assistenza da ben tre anni. A nulla sono valse le battaglie condotte dai genitori non per piatire un favore ma per vedersi riconoscere un semplice diritto. Che è poi quello che dovrebbe essere garantito a tutti i bambini portatori di handicap, malati, indifesi, deboli e fragili che frequentano la scuola pubblica pure con una condizione fisica che li rende diversi dagli altri. E invece no, a Mattia pure a scuola ci deve pensare mamma Alessia che per mesi ha dovuto nutrirlo con quel delicato meccanismo di alimentazione nelle aule del plesso Angelo Eufemi Tre Cancelli di Nettuno. Perché la presidenza, nonostante le ripetute richieste, non si è mai attivata con l'Asl di Nettuno per ottenere una figura specialistica per questo bambino a cui oltre all'assistenza dovrebbe essere garantito anche il diritto di frequentare la scuola se la sua condizione fisica glielo permette.

Il figlio ha il sarcoma di Ewing, l'appello della mamma sui social: «Scrivetegli tante lettere, aiutatelo a distrarsi»

Leucemia, bimbo di 6 anni guarisce: gli amichetti a scuola lo accolgono come un eroe


LA DENUNCIA
«Nonostante le tante richieste avanzate - spiega mamma Alessia - nessuno si è mai adoperato affinché a mio figlio fosse affiancato un operatore sanitario per il solo e delicato passaggio dell'alimentazione che deve avvenire tramite peg». Come ha fatto Mattia in questi tre anni a mangiare a scuola? «Finché ha potuto ci ha pensato mia madre - prosegue mamma Alessia - è una collaboratrice scolastica e dunque ci pensava lei ma non era suo compito». Quando la nonna si è dovuta assentare per motivi personali è subentrata la mamma di Mattia, fino a che quest'ultima aiutata dalle onlus Confad e Vorrei prendere il treno, lo scorso 14 ottobre, ha varcato l'ingresso della stazione dei carabinieri di Nettuno sporgendo denuncia. «Non è giusto per Mattia e non è giusto in linea di principio». L'avvocato che li assiste, Laura Andrao, ieri mattina ha inviato all'Asl di Nettuno, al Comune e alla preside della scuola una pec di diffida.
LA RISPOSTA
«L'aspetto più inquietante - dice l'avvocato - è che a poca distanza la dirigente ha avvisato la signora Alessia dicendole, a voce, di aver avviato le procedure per la richiesta di assistenza. Se era così veloce perché lo ha fatto solo di fronte ad una diffida formale?». La domanda è lecita, più difficile riuscire a trovare una risposta che sia moralmente accettabile. «Adesso aspettiamo - conclude il legale - di capire se a queste parole seguiranno dei fatti». Non è solo una battaglia legale. È molto di più: tocca la dignità di una famiglia, il dolore che prova nell'amare un bambino disabile e nel cercare di proteggerlo da quelle ingiustizie che si annidano laddove non dovrebbero esistere.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA