Marco Caterini, ex numero 1 della Roma giovanili, condannato per cocaina. Era compagno di squadra di Totti

L’ex portiere delle giovanili azzurre è stato compagno di squadra di Totti

Marco Caterini, ex numero 1 dell’Italia giovanile, condannato per cocaina. Era più forte di Buffon
di Federica Pozzi
4 Minuti di Lettura
Lunedì 6 Marzo 2023, 23:57 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 08:10

Una promessa del calcio italiano, poi l’infortunio, la parabola discendente nello sport, il lavoro da geometra e da perito assicurativo, e ancora la dipendenza da cocaina, lo spaccio e infine l’arresto. L’ex portiere delle giovanili della Roma Marco Caterini, 45 anni, è stato condannato ieri a un anno e sei mesi di reclusione - con sospensione condizionale della pena - per spaccio di stupefacenti, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. 

Nettuno, spari contro la casa del boss: agguato in pieno giorno. Fermato un pregiudicato armato su un’auto rubata

I FATTI

Era stato fermato lo scorso 2 giugno in via di Manfredonia, nel quartiere Quarticciolo, da due agenti in borghese mentre era intento a vendere cocaina. «In quel momento io ero in uno stato di alterazione e, spaventato di vedere di nuovo il maresciallo che mi aveva fermato un mese prima, ho avuto istintivamente la reazione di fuggire», ha spiegato l’uomo in udienza.

Una reazione “istintiva” e violenta che ha provocato traumi e due giorni di prognosi all’agente in questione. «Nel fuggire sono inciampato più volte fino a ritrovarmi a terra. A quel punto sono stato afferrato ma mi sono dimenato, strattonando, per riuscire a liberarmi e sono scappato. Poi mi sono reso conto che non ero più inseguito e che avevo perso il portafoglio con i miei documenti, quindi probabilmente era sufficiente quello per identificarmi», ha aggiunto. Se non che, sul muretto dove era stato sorpreso con i due probabili acquirenti, aveva lasciato nove involucri ben sigillati contenenti cocaina, di cui ha ammesso di essere il proprietario. Una volta raggiunto dalle forze dell’ordine l’uomo è stato arrestato e nel processo per direttissima è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari, misura che è stata revocata con la sentenza di condanna, data la non pericolosità del soggetto che sembra aver agito in modo violento solo perché sotto effetto di sostanze stupefacenti. Caterini ha infatti ammesso di fare uso assiduo di cocaina: «La mia vita si è spostata nei quartieri di spaccio di Roma, come San Basilio, Tor Bella Monaca, Quarticciolo, e da consumatore assiduo ho finito per venderla». Un “impiego”, se così si può chiamare, conseguenza quindi sia della perdita del lavoro come geometra, prima, e perito assicurativo, poi, sia della dipendenza da stupefacenti. «Spacciavo il minimo delle dosi necessarie per potermi tenere la mia», ha spiegato. Da quando è stato tratto in arresto sta seguendo un percorso di riabilitazione presso il Sert (Servizio per le Tossicodipendenze). «La mia volontà è quella di rimanere un uomo e un padre lucido e disintossicarmi definitivamente, ci sto lavorando», ha assicurato. Da qui la decisione del giudice di condannarlo a un anno e 6 mesi, con sospensione condizionale della pena e revoca degli arresti domiciliari. 

LA PARABOLA CALCISTICA

Un epilogo che nessuno poteva immaginare nei lontani anni ’90, quando Caterini era una giovane promessa del calcio italiano, nella rosa dell’As Roma degli esordi di Francesco Totti. E negli anni in cui il capitano romanista veniva presentato al mondo, nella stessa squadra c’era un giovane e promettente portiere, proprio Marco Caterini. Titolare della nazionale italiana Under 15, Marco aveva lasciato in panchina un giovanissimo Gianluigi Buffon. Con la Roma aveva vinto lo Scudetto Allievi e Coppa Italia Primavera, oltre al Torneo internazionale di Parigi nel 2003. Tutti ne parlavano come di un futuro grande campione: nella Nazionale Under 16, infatti, aveva giocato con Totti. Un piccolo infortunio lo aveva tenuto lontano dal campo per alcune partite, lasciando così spazio a Buffon, che in quel momento era esploso, togliendogli il posto da titolare. E poi la Roma non gli aveva rinnovato il contratto. Da qui non tornerà più ad altissimi livelli. Una storia sportiva la sua che, insieme a quella di altri due coetanei giovani promesse della Roma dei primi anni ‘90, è stata raccontata nel film documentario “Zero a Zero” del regista Paolo Geremei del 2013.

© RIPRODUZIONE RISERVATA