Maddalena Urbani «poteva salvarsi»: chiesti 21 anni per il pusher per la morte della figlia del medico-eroe

Stroncata da un mix di droghe. L’accusa è omicidio volontario con dolo eventuale

Maddalena Urbani «poteva salvarsi»: chiesti 21 anni per il pusher per la morte della figlia del medico-eroe
di Michela Allegri
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 19 Ottobre 2022, 06:32 - Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 11:19

Un'agonia di 17 ore, durante le quali nessuno ha chiamato i soccorsi. Maddalena Urbani «poteva essere salvata» da una morte atroce, avvenuta per overdose dopo l'assunzione di un mix di droghe pesanti. Per la Procura di Roma, sono due i responsabili del decesso della ragazza, figlia del medico eroe Carlo Urbani, che per primo isolò il virus della Sars: il pusher di origini siriane, Abdulaziz Rajab, e un'amica di Maddalena, Kaoula El Haouzi. Per loro l'accusa è omicidio volontario con dolo eventuale e il pm Pietro Pollidori ha chiesto rispettivamente 21 e 14 anni di reclusione.

 

Maddalena Urbani, la testimonianza dell'operaio: «L'ho soccorsa come nei film»


L'AGONIA
«L'istruttoria dibattimentale ha confermato l'imputazione», ha detto il magistrato nel corso della requisitoria. «L'indagine ha accertato che, se soccorsa, Maddalena si sarebbe potuta salvare. Ha avuto una drammatica agonia, ma volontariamente non è stato chiamato il 118, perché l'imputato, che si trovava agli arresti domiciliari, aveva paura di perdere i benefici di questa detenzione», hanno ricostruito in aula gli avvocati Giorgio Beni e Matteo Policastri, legali dei familiari di Maddalena. E ancora: «Durante le lunghe ore di agonia, i due imputati erano i garanti della vita di Maddalena e, pur immaginando che la ragazza potesse morire, non hanno allertato i soccorsi, o lo hanno fatto solo quando era troppo tardi».
Era il 27 marzo del 2021.

Maddalena, che aveva solo 21 anni, era arrivata da Perugia con l'amica e insieme avevano raggiunto l'appartamento di Rajab, in via Cassia. Il pusher, 64 anni, si trovava agli arresti domiciliari per spaccio di stupefacenti. La giovane aveva assunto un mix di oppiacei: durante una perquisizione nella casa gli investigatori avevano trovato eroina, metadone, psicofarmaci in quantità massicce.


NESSUN SOCCORSO
La ventunenne era sentita male quasi subito: aveva perso conoscenza ed era crollata a terra. Invece di chiamare il 118, era stato fatto intervenire un operaio di origini romene, amico dell'imputato: «Ricordo di averla distesa sul letto e di averle praticato il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. Avevo imparato queste tecniche dalla tv e da un corso di primo intervento in cantiere. Ricordo che la ragazza si riprese, l'ho fatta resuscitare», aveva dichiarato davanti ai giudici della Corte d'assise. A chiamarlo era stato proprio Rajab: «Era molto agitato, nel panico. Quando la ragazza si è ripresa ho consigliato a Rajab di allertare il 118, ma il giorno dopo ho sentito dai notiziari quello che era successo». Secondo i consulenti della Procura, Maddalena era stata male intorno alle ore 20 del 27 marzo. L'ambulanza era stata chiamata solo alle 13 del giorno successivo. Ora si attende la sentenza.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA