Losito, via al processo. Il pm: «Testamento falso». Il compagno Tarallo accusato di aver modificato il documento per l'eredità

Avrebbe imitato la calligrafia del compagno, scrivendo e firmando un testamento che lo nominava erede universale di un patrimonio milionario. Un documento spuntato dopo il suicidio dello sceneggiatore tv Teodosio Losito

Losito, via al processo. Il pm: «Testamento falso». Il compagno Tarallo accusato di aver modificato il documento per l'eredità
di Michela Allegri
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Mercoledì 8 Marzo 2023, 07:25

Avrebbe imitato la calligrafia del compagno, scrivendo e firmando un testamento che lo nominava erede universale di un patrimonio milionario. Un documento spuntato dopo il suicidio dello sceneggiatore tv Teodosio Losito, avvenuto l'8 gennaio 2019, nella villa di Zagarolo, la "Zagarhollywood" dove lui e Alberto Tarallo avevano cresciuto una scuderia di divi del piccolo schermo, con la loro società "Ares film". Ora Tarallo è finito sul banco degli imputati: il pm Carlo Villani ha firmato un decreto di citazione diretta a giudizio a suo carico con l'accusa di falso. L'udienza predibattimentale è già fissata: il 13 settembre. Secondo il magistrato il produttore avrebbe studiato nei dettagli un piano per mettere le mani sull'eredità a sei zeri: immobili a Roma e a Milano, una casa a New York e anche la maxi-tenuta di Zagarolo.

LA CONSULENZA

Il testamento incriminato porta la data del 24 ottobre 2017: secondo il consulente grafologico della Procura si tratta di un falso. Secondo quello della difesa di Tarallo, invece, si tratta di un atto autentico: una tesi che mesi fa ha convinto prima il Tribunale del Riesame e poi la Cassazione, che hanno stabilito la restituzione a Tarallo di 5 milioni di euro che erano stati sequestrati su richiesta della procura.

In un'informativa la Guardia di finanza aveva sottolineato che, in realtà, Tarallo avrebbe costruito con pazienza e astuzia «un unico disegno criminoso volto all'acquisizione dei beni di Losito, al fine di escludere dall'asse ereditario la famiglia del defunto». Una contestazione che il produttore ha respinto davanti al pm, il 6 luglio 2021: assistito dagli avvocati Franco Coppi e Daria Pesce, ha detto che l'atto era autentico e che, «viste le difficoltà nel riconoscimento legale delle coppie di fatto, lui e Losito decisero di redigere testamento, ognuno a favore dell'altro, per fare in modo che nel momento in cui uno dei due fosse rimasto solo avrebbe potuto usufruire di quanto costruito insieme».

A fare scattare l'inchiesta, le dichiarazioni fatte da due concorrenti dell'edizione 2021 del "Grande fratello vip": Rosalinda Cannavò e Massimiliano Morra, che avevano sollevato pesanti dubbi sulla morte dello sceneggiatore. Il fratello di Losito, quindi, aveva sporto denuncia: era stata aperta un'inchiesta per istigazione al suicidio, ipotesi che ora è stata archiviata. Durante le indagini, però, è emersa la possibile falsificazione del testamento. Ma è emerso anche altro, dalle dichiarazioni dei vip sentiti come testimoni, da Gabriel Garko a Eva Grimaldi, dalla Cannavò a Giuliana De Sio.

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I RACCONTI

Nessuno di loro ha sporto denuncia, ma tanti hanno descritto un clima di angoscia vissuto quando facevano parte della Ares, la società di produzione fondata da Tarallo e Losito - è in corso un'inchiesta sul fallimento - e che ha lanciato fiction di successo, come "Il Bello delle donne". Garko, uno dei volti di punta della Ares, ha raccontato: «Eravamo pedine di Tarallo, decideva il bello e cattivo tempo, eravamo sotto ricatto psicologico. Ero gay e lui mi diceva che dovevo nasconderlo per la mia carriera». Anche la Grimaldi ha dichiarato di essere stata spinta a mentire sul suo orientamento sessuale. Mentre la De Sio ha parlato di trovate pubblicitarie folli per lanciare fiction e attori: «Mi venne proposto di litigare sul set con un'altra attrice, con la quale mi sarei dovuta picchiare, ma io rifiutai nettamente non avendo mai picchiato nessuno in vita mia». Le avrebbero poi proposto un finto fidanzamento con Garko e «infine - ha raccontato - mi dissero di nascondermi nella cantina della casa di Zagarolo per tutto il periodo della promozione della fiction per creare un caso sulla mia scomparsa. Al che io cominciai un po' a preoccuparmi, anche perché Tarallo mi disse che non avrei potuto portare neanche il cellulare con me e che avrei potuto avvertire solo mia madre».
 

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