Casilino, lite per l’affitto: uomo ucciso a coltellate. Il testimone: «Impossibile fermarli»

Il dramma mercoledì sera in via Alia, vittima il titolare di un autolavaggio. Arrestato afgano di 38 anni

Casilino, lite per l’affitto: afgano ucciso a coltellate. Il testimone: «Impossibile fermarli»
di Alessia Marani
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Giovedì 27 Aprile 2023, 22:29 - Ultimo aggiornamento: 22:39

Una lite furibonda, l’ennesima per soldi e l’affitto della casa che condividevano. Quell’appartamento angusto, un micro-locale, ricavato in una costruzione a un piano in via Alia, una stradina alla borgata Finocchio, alla fine si è rivelato una tomba per Khan Gulab, cittadino afgano di quarant’anni, ucciso a sangue freddo da un connazionale nella tarda serata di mercoledì. I due, appunto, stavano discutendo ferocemente per la residenza nell’abitazione e a quanto pare c’erano conti in sospeso anche per altre ragioni. «Te ne devi andare via», ripeteva come un ossesso Gulab al presunto omicida, Safi Zahid Ullah, 38 anni, alla presenza anche di un terzo coinquilino che non è riuscito a placare gli animi. Anzi, come racconterà più tardi ancora sconvolto alla polizia intervenuta sul posto «Safi ha impugnato improvvisamente un coltellaccio da cucina e ha cominciato a sferrare colpi». 

I SOCCORSI

Il quarantenne è crollato sul pavimento in una pozza di sangue. Il testimone ha chiamato i soccorsi e così ha fatto anche una vicina di casa, una donna di origine africana: «Erano all’incirca le 23, sentivo urlare, poi è uscito uno dei ragazzi afgani chiedendo aiuto. Ho avuto paura e ho chiamato il 112, ma non sapevo cosa fosse successo esattamente», spiega. 
Inutile la corsa in ambulanza degli operatori del 118. Inutili i soccorsi, per l’afgano, che risulta titolare di un autolavaggio in zona, non c’è stato niente da fare. Quando i poliziotti delle Volanti, e poi quelli del commissariato locale si sono precipitati sul posto hanno trovato il presunto assassino con in mano ancora il coltello, i vestiti sporchi di sangue. 
Nell’appartamento sono arrivati anche i colleghi della Sezione omicidi della Squadra mobile e gli agenti della Scientifica per i rilievi del caso. L’abitazione è stata posta sotto sequestro. Ullah, che a Roma ha una piccola impresa di muratori e che alle spalle ha precedenti per immigrazione clandestina, è stato bloccato e arrestato con l’accusa di omicidio volontario. È stato condotto dapprima negli uffici del commissariato Casilino Nuovo e quindi trasferito nel carcere di Regina Coeli in attesa dell’udienza di convalida davanti al gip prevista per i prossimi giorni.

I SOSPETTI

Gli investigatori, intanto, indagano per cristallizzare il movente dell’omicidio.

Sembra che fra i due ci fossero vecchi dissidi legati a dei debiti e che negli ultimi tempi oggetto di continui disaccordi fosse la condivisione dell’appartamento. Nei locali di via Alia non erano gli unici, però, ad abitarvi. I vicini raccontano di un continuo viavai e di numerosi stranieri, ma anche di «almeno un italiano» che vi risiedono abitualmente. 

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La polizia farà anche accertamenti di tipo amministrativo. Bisognerà capire chi è il proprietario dell’immobile e a quali condizioni affittasse i locali. Nei dintorni, infatti, è stata riscontrata una situazione di estremo degrado, nei pressi sono state ritrovate anche delle siringhe, elettrodomestici abbandonati, auto smontate. Nella costruzione Gulab aveva fissato anche la sede della sua piccola impresa. Come se i locali fossero utilizzati a mo’ di dormitorio per lavoratori impiegati come manovalanza in cantieri e negozi della Capitale. Una sorta di “caporalato” messo su da un’agenzia di “lavoro” completamente abusiva e a basso costo.

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