«Dal mio punto di vista l'incidente non c'è stato e lo ha stabilito anche un'inchiesta interna». Così ha risposto davanti al giudice di pace di Civitavecchia Massimiliano Rossi, ammiraglio della Marina militare, a capo dell'esercitazione denominata "Notte Scura 2018" durante la quale, il 3 ottobre di quell'anno, poco prima delle 15, il kitesurfer Alessandro Ognibene rimase gravemente ferito sulla spiaggia di Torre Flavia a Ladispoli dopo il passaggio di uno dei tanti elicotteri in azione, esattamente il birotore "CH47C Ermes 50".
L'ammiraglio Rossi è imputato per lesioni colpose così come i due piloti, Michele Celeste e Francesco Dezulian. Ed è stato chiamato come testimone in aula rispondendo alle domande del giudice, Rita Mannarà, della pubblica accusa e dei legali della parte civile e della difesa. Difesa che in questa vicenda punta sostanzialmente al «colpo di vento» e non al risucchio del bipala che, secondo l'impianto accusatorio formulato dalla magistratura inquirente, avrebbe aspirato in aria lo sportivo per almeno dieci metri fino a farlo crollare sulla sabbia. Un impatto violentissimo che ha causato al kitesurfer Ognibene lesioni gravi su tutto il corpo per oltre 90 giorni. Per l'ammiraglio, che non si trovava nel luogo dell'impatto ma nell'Osservatorio della caserma di Furbara, a Cerveteri, distante diversi chilometri, «nessuno tra gli elicotteri si era disallineato dalla rotta» e poi «i piloti avevano tutti rispettato i compiti che gli erano stati assegnati volando ad un'altezza di 500 piedi in base alle regole del volo».
LA TESI
L'addestramento interforze quei giorni era stato programmato sul litorale in accordo con altre nazioni del Mediterraneo.
L'AVVOCATO
«Quello che è emerso in udienza commenta l'avvocato del kitrsurfer, Giacomo Tranfo è che la spiaggia di Torre Flavia doveva essere solo un luogo di transito degli elicotteri. Poi misteriosamente dei tre elicotteri in formazione non è stato possibile risalire, per un motivo o per l'altro, alla scatola nera. Difficile pensare a una coincidenza». Il primo testimone a soccorrere il surfista praticandogli anche la rianimazione fu Andrea Piazzai, in spiaggia con la moglie quel giorno. Donna che invece allertò subito i soccorsi. Piazzai, guardia giurata, raccontò pure di aver visto gli elicotteri sopra Torre Flavia. Anche il sindaco di Ladispoli ha deposto in aula affermando in sostanza di «non aver ricevuto alcuna comunicazione riguardo all'esercitazione» e di conseguenza di non aver predisposto «nessuna ordinanza per impedire l'accesso dei cittadini in spiaggia».
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