Covid a Roma, la dottoressa Silvia: «Sono incinta al settimo mese e volontaria, non potevo restare a casa»

Covid a Roma, la dottoressa Silvia: «Sono incinta e volontaria, non potevo restare a casa»
di Flaminia Savelli
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Martedì 1 Dicembre 2020, 13:17 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 23:37

«Non potevo rimanere a casa, senza fare nulla. Volevo dare il mio contributo e una speranza. Quando incontro i miei pazienti per il tampone Covid, la prima cosa che mi dicono è: Dottoressa, il suo pancione ci dà tanto coraggio».
Silvia Mainici, è una dottoressa di 34 anni ed entrerà la prossima settimana nel settimo mese di gravidanza: è una delle volontarie delle Uscar che presta servizio, ogni giorno, a Vigne Nuove. Nel camper attrezzato all'interno del parcheggio della parrocchia San Alberto Magno, a Talenti. Per tutto il periodo della gravidanza ha esercitato. E resterà in servizio fino al termine previsto, per il prossimo gennaio.


Dottoressa, è in dolce attesa: come lo chiamerà?
«Insieme a mi marito abbiamo deciso subito il nome del nostro primo bimbo, si chiamerà Alessandro e non vediamo l'ora di accoglierlo»
Incinta e volontaria: non ha paura di essere contagiata?
«No, sono un medico e quindi conosco le procedure.

Quando mi trovo nel camper ci sono tutte le accortezze tra mascherine e distanziamento. La voglia di lavorare e aiutare i miei colleghi è stata più forte di tutto»


I pazienti saranno sorpresi quando la vedono...
«Tutti, però quello che mi ha colpito fin da subito è stata la reazione. Vedere una futura mamma con il pancione regala loro un momento di normalità. Il segno tangibile che la vita va avanti e che possiamo vincere questo male»
La sua famiglia come ha reagito alla notizia che avrebbe continuato a lavorare?
«Le prime settimane della gravidanza le ho trascorse a riposo. Ho rallentato molto la mia attività poi a un certo punto, ho capito che non potevo restare a guardare. Mio marito ha capito che non stavo bene in quella condizione e ha appoggiato la mia scelta»
Pochi giorni fa, in Campania, una futura mamma è morta per le complicazioni del Covid. Come ha reagito?
«Ho avuto un istante di esitazione. Una notizia dolorosa e lo ammetto, mi sono spaventata. Una ragazza della mia stessa età, già mamma. Però, ripeto, sono prima di tutto un medico e quindi conosco le procedure e le accortezze. Sto vivendo una gravidanza serena, il mio bambino sta bene e quindi non ho motivo di preoccuparmi e non devo. Ogni giorno, dedico il mio tempo ai pazienti che sono perlopiù sospetti positivi. Con i colleghi ci siamo organizzati perché io mantenga la distanza di sicurezza. Però ci sono e voglio esserci fino alla fine. Le mie vere preoccupazioni ora sono, a essere oneste, proprio per il parto»
Cioè?
«In questa fase della pandemia ci sono buone probabilità che non possa partorire nella clinica che avevo scelto e che possa assistermi la mia ostetrica. Inoltre anche il fatto che mio marito non potrà stare vicino a me in sala parto. Sarò sola, con i medici certo ma senza nessun affetto»
Intanto però continua a esercitare?
«Certo, fino a quando potrò sia a casa che nel drive in. Almeno per i prossimi due mesi»
 

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