Incidente (lieve) tra motociclisti e lite stradale infinita: 2 giudizi e 7 anni di udienze

Uno dei contendenti ora è accusato di avere portato in aula falsi testimoni

Incidente (lieve) tra motociclisti e lite stradale infinita: 2 giudizi e 7 anni di udienze
di Federica Pozzi
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Venerdì 24 Marzo 2023, 23:37 - Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 08:53

Un banale diverbio tra motociclisti si trasforma in una vicenda giudiziaria lunga sette anni: si susseguono tre distinti processi in cui imputato e parte civile si alternano e, infine, finiscono sul banco degli imputati i testimoni di uno dei due procedimenti, con l’accusa falsa testimonianza. 

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Partiamo dall’elemento scatenante. Tutto inizia alle sette di mattina del 13 ottobre 2016, a Roma, nei pressi dell’università La Sapienza, nello specifico in via dell’Università, di fronte alla facoltà di Fisica.

Francesco Ceccherini, 50 anni – che ha raccontato la vicenda in aula come testimone nel processo per falsa testimonianza -, è in motorino e sta andando a fare una visita al Policlinico Umberto I. Mette la freccia a destra per parcheggiare e, nello stesso tempo, Matteo Campanelli, 30 anni circa all’epoca dei fatti, lo supera a destra impedendogli la manovra. Nessuno dei due finisce a terra: si sfiorano soltanto.


LA DISCUSSIONE
Inizia una discussione animata che finisce con l’aggressione a calci e pugni di Campanelli nei confronti di Ceccherini che, data la violenza dei colpi sferrati, non riesce a difendersi e finisce a terra. Il tempo di rialzarsi - sanguinante e indolenzito - e chiamare la polizia, e il trentenne risale sul suo mezzo e va via, ma Ceccherini riesce a fotografare la sua targa. A quel punto arrivano due poliziotti in borghese e, dopo essersi fatti raccontare l’accaduto, suggeriscono al cinquantenne di recarsi prima in pronto soccorso a farsi visitare e poi a sporgere denuncia. La prognosi dell’ospedale è di 10 giorni, poi prolungati di altri 10 dal medico della Asl. L’uomo si reca al commissariato di San Lorenzo con la foto della targa dell’aggressore e sporge denuncia contro ignoti. Dopo diversi mesi viene convocato nel commissariato di Porta Pia, dove si reca credendo che avessero identificato il suo aggressore, ma una volta arrivato scopre che la parte offesa non è lui. Campanelli infatti ha sporto a sua volta denuncia contro Ceccherini dicendo che l’uomo lo aveva aggredito, con tanto di referto medico che però non riscontra traumi riconducibili a eventi recenti. 


Inizia così l’iter giudiziario che vede i due coinvolti in processi paralleli, una volta uno imputato e l’altro parte civile e viceversa. La giustizia dà ragione a Ceccherini, assolvendolo in un caso e condannando il trentenne nell’altro. Ed è in uno dei due procedimenti che compaiono gli attuali imputati, presunti testimoni della lite da parte di Campanelli, quando quest’ultimo è parte civile e l’altro imputato. Si tratta di Luca Moriondo e Francis Prchal, i quali affermano di aver assistito a tutta la vicenda. 


I TESTIMONI
I due vengono denunciati dal Tribunale per falsa testimonianza e sono ora a processo. Il signor Ceccherini, questa volta nelle vesti di testimone, ha raccontato che non c’era nessun passante al momento dell’aggressione. Insospettito dall’improvvisa apparizione dei due in udienza, ha fatto dei controlli su Facebook e ha constatato che i due erano conoscenti del padre di Campanelli. Altro testimone ascoltato in udienza, uno dei due poliziotti in borghese: ha confermato la versione di Ceccherini e ha sottolineato che non ci fosse nessuno nei paraggi neanche dopo che l’uomo si era allontanato per recarsi in ospedale. 
Ulteriore conferma arriva dalle analisi delle celle telefoniche agganciate dai telefoni due imputati in quel giorno del 2016. Secondo l’analisi tecnica infatti nessuno dei telefoni avrebbe agganciato celle riconducibili al luogo in cui è avvenuta l’aggressione.

 

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