La "Gomorra" di Casalotti e le torture ordinate da Bennato: «Lo vedevo come il colore rosso e io ero il toro»

La paura dei criminali stranieri: «So’ cattivi, paghi con la vita»

La "Gomorra" di Casalotti e le torture ordinate da Bennato: «Lo vedevo come il colore rosso e io ero il toro»
di Valeria Di Corrado e Valentina Errante
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Lunedì 17 Aprile 2023, 18:05 - Ultimo aggiornamento: 24 Aprile, 21:19

«O risolvi o paghi con la vita». Leandro Bennato, dopo aver scoperto che lo scorso novembre gli erano stati rubati 107 chili di cocaina, ha messo in atto - secondo la Procura capitolina - un’operazione paramilitare per recuperare il prezioso carico di droga, del valore di circa 5 milioni di euro, nascosto in un appartamento in via Cellulosa, nel quartiere Casalotti. Il 44enne romano, rivale dell’ex capo ultrà degli Irriducibili della Lazio (ucciso il 7 agosto 2019 al Parco degli Acquedotti), è stato fermato giovedì scorso a Ladispoli dai carabinieri del nucleo investigativo con l’accusa di aver ordinato ai suoi uomini di sequestrare quattro persone, ritenute coinvolte nel furto dello stupefacente, di cui due torturate: uno con gli aghi sotto le unghie, un altro con la fiamma ossidrica usata per sciogliere le guaine bituminose spalmate sul suo corpo. Quest’ultimo, ossia Gualtiero Giombini, è deceduto l’8 dicembre all’ospedale Grassi di Ostia, forse a causa delle ustioni e del pestaggio subito nella baracca dove era stato tenuto in ostaggio per una settimana, nudo. «Sono in corso accertamenti finalizzati a verificare la sussistenza fra le torture patite da Giombini e la sua morte», si legge nel provvedimento di fermo emesso dai pm nei confronti di Bennato.

«È fracassato»

Quest’ultimo, usando una chat criptata e il nickname “Mady33”, aveva scritto a Cristian Isopo, ossia all’uomo che aveva fatto rapire, incappucciare, bastonare e seviziare con gli aghi, mentre era rimasto per 12 ore legato a una sedia: «Sta sereno, mo due occhi neri non so niente, dai». Poi, a «voler rimarcare l’atrocità delle sevizie cagionate» a Giombini (detto “Ciccione” o “Vecchio), aggiungeva: «Se vedi il Ciccione te metti le mani nei capelli... che non c’hai... Fracassato». A tal proposito, Bennato ha spiegato che Giombini era stato punito in quel modo esemplare perché, qualche giorno prima del furto, si era rivolto a un altro soggetto proponendogli di rubare i 107 chili di cocaina che custodiva in casa. «C’era un perché, non perché uno se diverte. Lui giorni prima era andato da uno a dire che voleva rubà e questo ha detto di no, “non faccio ste cose”. Ma pochi giorni prima... pensa che iella. E questo, dopo quello che è successo, m’è venuto a dì che Ciccione gli aveva proposto sta cosa. Lo vedevo come il colore rosso e io ero il toro... Pensa a lui». Infatti è finito incatramato, ustionato e poi è morto.

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«Stanno gli stranieri»

La cocaina rubata a Bennato era in comproprietà con altri criminali definiti da lui “stranieri”: «Stanno a scende stranieri pure. Stanno avvelenati. Gli ho detto state calmi che piano piano la ripio tutta. Vogliono parla con te, gli ha detto che no, che sei un amico mio, che senza di te non l’avrei mai presa. Dico state al posto vostro. Me la vedo io». Poi, sempre chattando con Isopo, gli spiegava che il valore della partita di droga era tale da innescare una guerra. «Speriamo che qualcuno di zona non si è comprato sta cosa. Credime. Lo faccio piangere a vita (...) Tu pensa uno che ti dà 5 milioni di euro sulla fiducia e succede questo, è grave. Sono tanti soldi. La gente se ne fotte dell’amicizia. Paghi o paga il tuo amico con la vita», lasciando intendere a Isopo che, se non avesse recuperato l’altra metà dello stupefacente rubato, sarebbe stato ucciso. D’altronde uno Elias Mancinelli, arrestato per aver partecipato ai sequestri di persona, aveva preso parte insieme a Raul Calderon (il presunto killer di Diabolik, difeso dall'avvocatessa Eleonora Moiraghi, la stessa che assiste anche Bennato) ai sopralluoghi al lido di Torvajanica dove poi, il 20 settembre 2020, fu sparato l’albanese Selavdi Shehaj, per il cui omicidio sono imputati, oltre a Calderon, il fratello di Leandro, Enrico Bennato, e Giuseppe Molisso.
 

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