Omofobia, il 41% dei giovani subisce violenze in famiglia dopo il coming out: i dati del Gay Help Line

Omofobia, il 41% dei giovani subisce violenze in famiglia dopo il coming out: i dati del Gay Help Line
di Valeria Arnaldi
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Mercoledì 17 Maggio 2023, 14:58

Il 17 maggio si celebra la Giornata internazionale contro l'omolesbobitransfobia. E in questa occasione, in Campidoglio, alla presenza del sindaco Roberto Gualtieri, sono stati presentati i risultati dell’attività del Contact Center/Gay Help Line di Roma Capitale. Sono ventunomila i contatti ricevuti nell’ultimo anno dal numero verde  800713713, a riprova che violenze e discriminazioni sulle persone lgbt+ non si fermano.

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«I 21mila contatti raggiunti con questo servizio sono solo il primo passo verso una città sempre più accogliente e attenta a ogni suo cittadino – dice l’assessora alle Pari Opportunità Monica Lucarelli - Una Roma policentrica fatta di prossimità con l’apertura in futuro di sportelli Lgbt+ in più Municipi, una Roma inclusiva che lavora per eliminare le disparità.

Una città dell’uguaglianza con il contrasto a ogni forma di discriminazione che accompagna ogni persona in un percorso di autodeterminazione».

«ll tempo che abbiamo al governo della città ci permette di introdurre l’ottica di genere negli strumenti che abbiamo a disposizione con obiettivi chiari - sottolinea Michela Cicculli, presidente della Commissione capitolina Pari Opportunità - Migliorare la vita di chi vive la nostra città ed è parte della comunità Lgbt+, favorire la crescita di una città libera aperta e plurale e costruire nel paese la cultura dei diritti. In concreto significa costruire gli strumenti della cittadinanza piena, come ha dimostrato il sindaco Gualtieri, tenendo saldo un asse democratico di alleanze a partire dagli enti locali con cui siamo in sintonia».

Le richieste di aiuto

Dai dati della Gay Help Line, emerge che le più colpite sono le persone trans: le segnalazioni riguardano il 14,7% dei contatti, e, in particolare, interessano i giovani e gli adolescenti. Sul totale dei gestiti, il 41,6% subisce violenza omotransfobica in famiglia in seguito al coming out. Le vittime sono per il 31,6% giovani tra gli 11 e i 26 anni.

Nel 15 per cento dei casi, sono i minori Lgbt+ ad essere vittima di maltrattamenti familiari protratti nel tempo. Si va dalla reclusione in casa ai tentativi di conversione, fino alla violenza verbale e fisica. Nel 5,7% dei casi il bullismo omotransfobico ha favorito l'abbandono scolastico. Ed è appena uno studente transgender su cinque ad aver ottenuto l'applicazione a scuola della "carriera alias", ossia l'autorizzazione ad utilizzare nei documenti scolastici pronomi e un nome alias congruente con il genere dello studente.

Il 17% dei giovani che si è rivolto alla Gay Help Line dice di aver perso il sostegno economico dei familiari. E ciò, per la gran parte delle vittime, ha avuto inevitabili ricadute sui percorsi di studio e formazione.

Su circa 400 casi di giovani Lgbt+ cacciati di casa è soltanto il 10% a trovare ospitalità nelle case famiglia protette.

Per il 12,6%, violenza e discriminazione omotransfobiche sono state causa di marginalità sociale e disagio abitativo anche nelle fasce di età adulte. Dell'11,4% di segnalazioni di discriminazione lavorativa, tre casi su quattro riguardano trans per cui la barriera nell'accesso al mondo del lavoro è elevatissima.

Il 12% delle segnalazioni riguarda aggressioni, molestie e atti di odio omotransfobico in luoghi pubblici o sul posto di lavoro.

«In questo anno di lavoro sono state messe in campo tante iniziative che hanno coinvolto a tutti i livelli, cittadino e municipale, le varie aree dell’Amministrazione – afferma Marilena Grassadonia, coordinatrice Ufficio Diritti Lgbt+ Roma Capitale – Iniziative politiche, culturali, amministrative che hanno visto l’Ufficio Diritti Lgbt+ impegnato sui temi che riguardano ogni aspetto della vita sociale di ogni cittadin*: dalla scuola al sociale, dalle pari opportunità allo sport, dalla comunicazione al patrimonio. Iniziative costruite anche grazie alle sollecitazioni di una comunità Lgbt+ sempre attiva e propositiva. Andiamo avanti con determinazione grazie a quell’impegno collettivo che vede istituzioni, realtà Lgbt+ e società civile sempre dalla stessa parte, quella dei diritti».

Rimane il tema del "sommerso". Il 38% delle vittime di aggressione si è recato in pronto soccorso per le lesioni e nella maggior parte dei casi non ha dichiarato di aver subito violenza perché Lgbt+. E proprio le mancate denunce delle vittime rimangono una costante e rendono difficile anche capire la reale misura del fenomeno.

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