Per più di un anno si è assentato regolarmente dal lavoro, dicendo di essere malato e presentando certificati medici che attestavano una patologia invalidante. Peccato che, almeno da quanto è emerso dalle indagini e dai processi, nessun dottore lo avesse realmente visitato. Quei documenti, 63 in tutto, sono risultati falsi. E così un maresciallo dell’Aeronautica Militare, quando aveva 43 anni, per mesi è riuscito a intascare lo stipendio nonostante fosse rimasto a casa a riposarsi, oppure stesse facendo i propri comodi invece di prestare servizio. Ora, però, dovrà restituire fino all’ultimo centesimo. Dopo la condanna emessa dal Tribunale militare per diserzione e truffa continuata pluriaggravata - 8 mesi e 10 giorni di reclusione, con sentenza definitiva e rimozione del grado - è arrivata anche la decisione dei giudici della Corte dei conti del Lazio: dovrà pagare al ministero della Difesa 34mila euro, cifra che comprende sia lo stipendio incassato nonostante le assenze ingiustificate - circa 23mila euro - sia il danno d’immagine provocato all’amministrazione.
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IL MEDICO
A smentire il militare, il suo medico di fiducia che, apparentemente, aveva firmato i certificati: ai magistrati ha detto di non avere mai siglato quei documenti e di non avere nemmeno visitato l’imputato, apparentemente affetto da «lombalgia» e, in alcuni casi, anche da «sindrome influenzale», come si legge negli atti sequestrati.
LA DIFESA
Il militare si è difeso davanti ai giudici dicendo che non era stata valutata la patologia di cui era affetto. Ha anche chiesto una perizia calligrafica sui certificati per dimostrare di non averli falsificati. Ha poi ipotizzato che a compilare i documenti fosse stata la segretaria del medico, una tesi che, secondo i magistrati, è «inverosimile e priva di riscontro». L’uomo ha ammesso «di avere richiesto e ritirato certificati di malattia senza sottoporsi a visita». Secondo i giudici, però, non è credibile che la segretaria, «di sua iniziativa e all’insaputa del medico, si fosse addirittura avventurata – priva delle necessarie competenze e senza ragione alcuna - a formare referti contenenti diagnosi e prognosi mai elaborate dal dottore».
LE MOTIVAZIONI
I giudici, nel motivare la condanna, sottolineano che «il ricorso ai certificati apocrifi» ha permesso al maresciallo di ingannare l’amministrazione militare e di «percepire indebitamente le retribuzioni». L’uomo avrebbe simulato una patologia «allo scopo di sottrarsi ai servizi inerenti lo status di dipendente pubblico ricoperto nell’ambito dell’organizzazione militare, tenendo una condotta ingannevole, con ricorso a mezzi fraudolenti idonei a indurre in errore i superiori gerarchici e gli organi addetti al servizio amministrativo». In questo modo, oltre a percepire un vantaggio ingiusto, avrebbe anche procurato un danno economico al ministero della Difesa.
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