Era stato fermato dai vigili mentre sfrecciava per le strade della Capitale con la sua Ferrari 458, «in stato di ebrezza alcolica, sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, nonché privo di patente perché sospesa». Ma per sfuggire alla multa aveva dichiarato ai vigili urbani di essere suo fratello. Un trucchetto utilizzato non una, ma ben due volte nel giro di tre anni. Pensava di farla franca, invece è stato smascherato ed è finito a processo per sostituzione di persona e per falsa dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità. Ieri il giudice del Tribunale di Roma, in composizione monocratica, ha condannato l'imprenditore romano Simone Lunghi, 46 anni, a otto mesi di reclusione per essersi rifiutato di sottoporsi agli esami volti ad accertare il suo stato di ebrezza, essendo risultato positivo all'alcol già durante gli accertamenti preliminari effettuati dagli agenti della polizia locale al posto di blocco. L'indagine è stata coordinata dal sostituto procuratore Francesco Marinaro.
LA VICENDA
I fatti contestati risalgono al 31 maggio del 2018.
Supera l'esame di guida dopo 960 tentativi, donna di 69 anni ha speso per la patente 12.500 euro
Nel momento in cui gli agenti gli avevano chiesto di identificarsi, Lunghi aveva dato, per sfuggire alle sanzioni e a un eventuale procedimento, il nome del fratello, di soli due anni più piccolo di lui. Inoltre, sottoposto con esito positivo agli accertamenti preliminari per la verifica dell'assunzione di sostanze alcoliche e stupefacenti, si era «rifiutato di recarsi presso la struttura sanitaria più vicina per sottoporsi agli accertamenti definitivi», si legge nel capo di imputazione. Una mossa che gli è costata ieri la condanna a otto mesi di reclusione.
IL PRECEDENTE
Già tre anni prima l'imprenditore aveva usato lo stesso escamotage per sfuggire alla multa. Il primo febbraio del 2015 era stato sempre fermato, sempre dalla Polizia stradale di Roma, in sella a una moto Bmw risultata poi priva di assicurazione. Per di più, anche in quella circostanza, non aveva la patente. «Al fine di procurare a sé un vantaggio consistente nell'evitare la corrispondente sanzione, induceva in errore la Polizia stradale nella redazione del verbale, attribuendosi un falso nome, ovvero, quello del fratello minore».
Così, quest'ultimo, si era visto recapitare una multa per delle violazioni al codice della strada che in realtà non aveva commesso. L'inghippo è stato scoperto e, dopo le indagini dei vigili urbani, il "vero" Lunghi è finito imputato per sostituzione di persona, per falsa dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità e guida in stato di alterazione psico-fisica.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout