Pistole con silenziatori, pronte per uccidere, nascoste nel capannone. «Famo er far west». Enrico Bennato rinviato a giudizio

Dovrà affrontare un altro processo Enrico Bennato, già detenuto e accusato insieme a Giuseppe Molisso e Raul Esteban Calderon (presunto killer di Fabrizio Piscitelli)

Pistole con silenziatori, pronte per uccidere, nascoste nel capannone. «Famo er far west». Enrico Bennato rinviato a giudizio
di Valeria Di Corrado
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 15 Marzo 2023, 19:02 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 14:31

Ricettazione e detenzione illegale di armi e munizioni: a inguaiarlo è stata l’ex compagna, vittima di atti persecutori e minacce. Dovrà affrontare un altro processo Enrico Bennato, già detenuto e accusato insieme a Giuseppe Molisso e Raul Esteban Calderon (presunto killer di Fabrizio Piscitelli), dell’omicidio dell’albanese Selavdi Shehaj, detto “Passerotto”, avvenuto davanti al chiosco Bora Bora, sul lungomare di Torvaianica, il 20 settembre 2020. Bennato e Calderon, indossando mascherine e «caschi integrali al momento della fuga», avevano colpito Selavdi al collo con due proiettili di pistola calibro 7,65 sparati a distanza ravvicinata.

LA DECISIONE DEL GUP

Ieri Enrico Bennato è stato rinviato a giudizio: il processo inizierà il 6 giugno davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Roma. Secondo l’accusa, «deteneva illegalmente» in un capannone industriale in via Pian del Marmo 1 (zona Casalotti) due armi comuni da sparo: precisamente una pistola revolver marca Smith&Wesson, calibro 38 special, e una pistola semiautomatica marca Beretta, calibro 9x21. La prima era stata rubata in un’abitazione in zona Castel di Leva il 15 dicembre del 2020; da qui l’accusa di ricettazione. Questo conferma ciò che sospettano gli investigatori: ossia che le armi usate per gambizzazioni e omicidi spesso provengono dai furti in appartamento. Anche quelle detenute regolarmente da chi ha il porto d’armi per uso sportivo finiscono, quindi, per rifornire il mercato clandestino.
In più nel capannone industriale, l’11 maggio 2021, erano stati trovati un silenziatore artigianale, 26 cartucce per «armi comuni da sparo» e altre 10 cartucce «destinate ad armi da guerra».

Diabolik, “prove generali” dell’omicidio: il giorno prima il killer lo spiava al parco

«FAMO ER FAR WEST»

Il 54enne non aveva accettato la fine della relazione con la compagna, durata da settembre 2020 a febbraio 2021, e così aveva iniziato a perseguitarla.

Tanto che era stato condannato con rito abbreviato a due anni di reclusione per stalking. Sotto il balcone di casa della vittima, il 10 maggio del 2021, le aveva urlato frasi minacciose e offensive, ma soprattutto, pistola alla mano, la minacciava di morte anche in presenza della figlia undicenne della donna: «Stai attenta che ora famo er far west, puoi chiamà chi te pare», avrebbe detto Enrico Bennato. Poi, non contento, era salito sulle scale antincendio dell’appartamento vicino, tanto da costringere la vittima a chiamare le forze dell’ordine. L’indomani è andata a denunciarlo, aiutando le forze dell’ordine a trovare il capannone industriale in cui il 54enne aveva nascosto le due pistole, il silenziatore e le munizioni.

 


Secondo il giudice Claudio Carini che lo ha condannato in primo grado per stalking, l’uomo, «ossessivamente geloso», ha perseguitato l’ex «in un allarmante crescendo»: molestie e minacce telefoniche ad ogni ora, persino dall’interno del carcere di Rebibbia dove poi era stato recluso; insulti e volgarità urlati in strada ed esposti in scritte e striscioni; appostamenti sotto casa con minacce di morte, anche armato di pistola. Era arrivato anche al punto di appiccare il fuoco davanti alla porta di casa della donna che lo aveva lasciato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA