Una doppia vita. Un giorno sul set come comparsa in Romanzo criminale, l'altro nella stanza delle torture allestita dentro un appartamento popolare in via Naide 116.Ecco chi è Daniele Carlomosti, 44 anni, comparsa del cinema diventato spietato boss romano della droga. «Il Gigante» rischia ora 20 anni di carcere e gli atti d’indagine sulla sua associazione criminale offrono un vademecum per gli omicidi delle ultime settimane a Roma. L'uomo è comparso in pellicole di successo nella sua vita parallela («Romanzo criminale», «Un gatto in Tangenziale», «Gangs of New York» con annessi selfie con Claudio Amendola, Christian De Sica, Alessandro Gassman, Tom Hanks), come racconta il Corriere della Sera.
Roma, banda dei narcos di Carlomosti. Il pm chiede 145 anni: «Fucili, droghe e torture ai debitori»
Le torture
Carlomosti torturava i suoi debitori in un appartamento allestito con teli di plastica sul pavimento in previsione dei fiotti di sangue.
Il commento di Carminati
A lui fa riferimento Massimo Carminati in «Mondo di mezzo» quando ne soppesa la ferocia: «Questi so’ brutti forti». Ma Carlomosti ha rapporti con Fabrizio Piscitelli Diabolik, che si offre come torturatore avendo un credito con la stessa vittima.
Gli spari al fratello
Lo stesso Gigante non esita ad aprire il fuoco contro suo fratello Simone e a incendiare l’auto del padre. L’affare più grande della banda, il tentativo di importare una tonnellata di hashish via Spagna, viene invece vanificato dalla polizia marocchina.
La banda
Per la banda di narcos capeggiata da Daniele Carlomosti la Procura chiede il conto, ed è pesante: il pm Edoardo De Santis ha sollecitato condanne per 145 anni di carcere per 13 imputati. Per il capo il magistrato ha chiesto 20 anni. Rischia invece 10 anni e 8 mesi il suo braccio destro, Armando De Propris, padre di uno dei killer di Luca Sacchi, il personal trainer romano ucciso nel 2019.
Piscitelli
Anche Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, uno dei narcos più potenti di Roma, ucciso con un colpo di pistola al parco degli Acquedotti, portava rispetto. Dall'ordinanza di arresto a carico della banda, emessa nel maggio 2022, emerge che il Diablo aveva chiesto a Carlomosti l'autorizzazione per spaventare un debitore. Il gip Tamara De Amicis aveva elencato gambizzazioni, tentati omicidi, minacce, estorsioni. Ma aveva sottolineato che i nuovi signori della malavita, che volevano conquistare le piazze di spaccio partendo dal quartiere La Rustica, stavano attenti a non pestare i piedi sbagliati. Uno dei collaboratori più fidati di Carlomosti, Fabio Pallagrosi - per lui, assistito dall'avvocato Alberto Fortino, il pm ha chiesto 16 anni -, si sarebbe rivolto ai familiari di Michele Senese per avere l'autorizzazione a togliere di mezzo un debitore che un tempo era stato vicino alla famiglia del boss. Aveva raccontato ai suoi di non avere ottenuto solo il via libera - sottolinea il gip -, ma anche un consiglio: farlo fuori utilizzando uno «stiletto».
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