Clara Ammann, 23enne romana uccisa da un suv a Treviso. Il fratello: «Era così forte»

La ragazza originaria di Sacrofano, tornava da Venezia dove era andata a una festa con gli amici

Clara Ammann, uccisa da un suv a Treviso. Aveva 23 anni, il fratello: «Era così forte»
di Camilla Mozzetti
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Martedì 21 Febbraio 2023, 06:45 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 08:24

Stavano ridendo, probabilmente qualcuno stava ancora cantando per l'euforia ma anche per evitare che il sonno e la stanchezza prendessero il sopravvento. Con loro in macchina c'era anche Roy, un cucciolo meticcio. Di certo si erano fermati a fare benzina ed erano da poco ripartiti da una stazione di servizio sulla strada regionale 53 a Vadelago, provincia di Treviso, quando sono stati travolti domenica, intorno all'una e trenta di notte, da una Nissan Qashqai non appena rientrati in carreggiata. Erano in quattro, tutti ragazzi tra i 20 e i 23 anni, ed una di loro, originaria di Sacrofano, è morta sul colpo. Per Clara Ammann, classe 2000, non c'è stato nulla da fare: stando ai primi rilievi svolti dai carabinieri del comando provinciale di Treviso, la Micra su cui viaggiavano i ragazzi, rientrando in corsia dopo il rifornimento e viaggiando dunque ad una velocità moderata è stata colpita in pieno dal suv che procedeva nello stesso senso di marcia a velocità sostenuta. L'impatto è stato violentissimo, Clara che era seduta dietro, probabilmente è morta per il colpo.

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La Micra si è ribaltata precipitando nel fossato sul lato opposto della corsia e anche la Nissan Qashqai è finita fuori strada. Il guidatore, un italiano di 52 anni, è stato trasferito in ospedale analogamente agli altri tre ragazzi che erano in auto con Clara: una studentessa di Treviso, che guidava l'auto intestata alla zia, e due giovani di Siracusa. Hanno riportato diverse fratture ma nessuno è in pericolo di vita. Al momento non sono stati ancora ascoltati ma la dinamica è pressoché delineata. Si aspettano gli esiti degli esami tossicologici e etilometrici per capire se l'uomo alla guida del suv fosse ubriaco o drogato. Intanto però c'è un dolore lancinante che ha scosso la piccola comunità di Sacrofano.

Clara quest'anno si era iscritta alla facoltà di Etologia, percorso magistrale, all'università di Torino. Con i suoi amici aveva trascorso una sera di festa a Venezia per il carnevale, stavano tornando a Treviso, dove avrebbero dormito per ripartire il giorno seguente alla volta di Torino poi il buio.

 


I suoi genitori ieri sono arrivati a Treviso per il riconoscimento. La loro figlia ritrovata all'obitorio di Castelfranco Veneto e altri due figli da avvisare. Una famiglia che tutti a Sacrofano conoscono e ammirano, per l'umiltà sempre mostrata e insegnata tanto a Clara quanto ai suoi fratelli.
LA VITTIMA
Di lei, di questa ragazza di appena 23 anni, in molti ricordano una dolcezza non comune. Le sue attenzioni, mostrate a scuola fin da bambina quando i suoi compagni venivano sgridati e lei che li difendeva, senza arroganza, quando riteneva che i rimproveri fossero sproporzionati rispetto agli sbagli commessi. I suoi disegni erano bellissimi, lei era un portento perfino a teatro: interpretò una delle protagoniste de "La bisbetica domata" lasciando da bambina a bocca aperta attori navigati. E forse il talento lo aveva ereditato dal papà, il signor Bruno Arnold, considerato tra i più famosi mosaicisti d'Italia. Una mirabile storia artistica la sua, iniziata negli anni Settanta che lo ha portato dalla Francia all'Italia per lavorare poi con nomi del calibro di Carla Accardi e Mario Schifano. E probabilmente anche dalla mamma di Clara, origini coreane, anche lei artista.

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Una famiglia che, nonostante il successo, ha fatto della semplicità uno stile di vita. Nessun eccesso, nessun vanto. Una casa in campagna, costruita negli anni, dove le piante vengono lasciare libere di crescere come vogliono. «Era forte e indipendente Clara - ricorda il fratello Emile - ha finito i suoi studi di Scienze naturali a Roma un anno in anticipo e ha lavorato tanto subito dopo per potersi pagare gli studi a Torino e ce l'ha fatta. Veniamo da una famiglia umile di artigiani. Papà francese e mamma coreana ma nati a Roma. Era una persona discreta e gentile, tutti le volevano bene, l'abbiamo sempre sostenuta nelle sue decisioni. Avrebbe voluto continuare i suoi studi, forse un dottorato in biologia e trasferirsi un giorno all'estero. Insomma una vita piena di sogni che stava realizzando passo dopo passo, con tenacia e audacia senza mai chiedere niente a nessuno e ora non c'è più distrutta in un attimo da un banale incidente di auto».
 

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