Prima Porta senza loculi, caos per le sepolture: anche sei mesi di attesa

I ritardi di Ama: mai liberate 30mila tombe, la cui concessione è scaduta. Denunce di utenti e imprese: «Non ci sono posti, famiglie costrette a cremare i loro cari»

Prima Porta senza loculi, caos per le sepolture: anche sei mesi di attesa
di Francesco Pacifico
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Venerdì 10 Marzo 2023, 22:50 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 06:29

In teoria ci sarebbero circa 30mila loculi al cimitero di Prima Porta-Flaminio che potrebbero essere liberati per essere offerti alle famiglie per i loro defunti. In pratica, a Roma, per trovare una tomba libera possono passare anche sei o sette mesi. Racconta al riguardo Giorgio: «Ho fatto cremare mio fratello ad agosto, ma da allora sono ancora in attesa della sua tumulazione». Cioè il trasferimento dei resti in un fornetto.

LAVORI A RILENTO

Con un ritardo di almeno vent’anni sulle manutenzioni e i pochi dipendenti (300, ma ne servirebbero 100 in più), crescono il caos e il degrado nei cimiteri romani. Ieri l’assessore ai Servizi cimiteriali, Sabrina Alfonsi, ha fatto un sopralluogo a Prima Porta e al Verano: nel primo cimitero inizieranno a breve i lavori per l’impermeabilizzazione dei loculi gestiti da Ama come quelli dell’Ipogeo semicircolare mentre vanno avanti quelli sui sistemi idrici; al Verano saranno aperti nelle prossime settimane i cantieri per sistemare Rupe Caracciolo e il reparto ebraico. Soltanto l’anno prossimo ci sarà l’avvio della realizzazione di un nuovo forno crematorio con tre linee, mentre non ci sono novità sulla costruzione di nuovi fornetti sempre a Prima Porta o al Laurentino, che sono stati inseriti nel piano da 7 milioni di euro per rilanciare i cimiteri capitolini e sono sempre più necessari.
Spiega Valter Fabozzi, titolare di un’impresa funebre e membro del direttivo dell’associazione di categoria Federcofit: «Sta diventando così difficile trovare disponibile un loculo per le tumulazioni che a Roma la maggior parte delle famiglie preferisce seguire la strada delle cremazioni.

Si sceglie questa soluzione in oltre il 40 per cento dei casi. Eppure, se Ama volesse, ci sarebbero tanti fornetti liberi per le salme da liberare. Invece vanno a rilento queste operazioni. Una situazione che fa perdere alla municipalizzata e di riflesso al suo azionista, il Comune, decine e decine di milioni». Tenendo conto che un fornetto costa in media tra i 2.500 e i 3mila euro, è facile ipotizzare un mancato incasso per le casse pubbliche tra i 50 milioni e i 60 milioni di euro. Non pochi in un momento nel quale il Campidoglio ha dovuto rinunciare a entrare pari a 243 milioni tra Imu, addizionale Irpef e contributo di soggiorno.

Dopo 30 anni Ama è tenuta a scrivere alle famiglie per comunicare che è scaduto il contratto di occupazione di un loculo e che quello che rimane delle salme deve essere spostato. A quel punto gli eredi possono decidere di confermare la concessione trentennale (pagando, in base alla fila dove si trova il fornetto, tra i 900 e i 4mila euro) oppure trasferire le spoglie. Visto il costo, in molti casi si decide di cremare i resti (soprattutto se c’è stata mineralizzazione del corpo) e tenere le ceneri a casa oppure di traslarle in fornetti più piccoli e dalle tariffe più contenute.
Invece spesso Ama si “dimentica” di avvertire gli eredi e chiedere la restituzione della tomba. Lo fa perché il grosso del personale è stato concentrato sulle cremazioni dopo lo scandalo della attese record durante l’emergenza Covid (anche due mesi) togliendo addetti destinati alle estumulazioni. Senza contare che molti dei fornetti andrebbero sottoposti a manutenzione. «Siccome queste operazioni sono fatte lentamente - conclude Fabozzi - Ama mette a disposizione e non prima di un mese poche soluzioni alle famiglie che vogliono tumulare i loro cari. Ma vengono offerti quasi sempre fornetti che non rispondono alle necessità degli eredi e questi possono attendere anche 6 o 7 mesi prima che venga trovata una sistemazione adeguata e dignitosa ai loro cari».

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