In teoria ci sarebbero circa 30mila loculi al cimitero di Prima Porta-Flaminio che potrebbero essere liberati per essere offerti alle famiglie per i loro defunti. In pratica, a Roma, per trovare una tomba libera possono passare anche sei o sette mesi. Racconta al riguardo Giorgio: «Ho fatto cremare mio fratello ad agosto, ma da allora sono ancora in attesa della sua tumulazione». Cioè il trasferimento dei resti in un fornetto.
LAVORI A RILENTO
Con un ritardo di almeno vent’anni sulle manutenzioni e i pochi dipendenti (300, ma ne servirebbero 100 in più), crescono il caos e il degrado nei cimiteri romani. Ieri l’assessore ai Servizi cimiteriali, Sabrina Alfonsi, ha fatto un sopralluogo a Prima Porta e al Verano: nel primo cimitero inizieranno a breve i lavori per l’impermeabilizzazione dei loculi gestiti da Ama come quelli dell’Ipogeo semicircolare mentre vanno avanti quelli sui sistemi idrici; al Verano saranno aperti nelle prossime settimane i cantieri per sistemare Rupe Caracciolo e il reparto ebraico. Soltanto l’anno prossimo ci sarà l’avvio della realizzazione di un nuovo forno crematorio con tre linee, mentre non ci sono novità sulla costruzione di nuovi fornetti sempre a Prima Porta o al Laurentino, che sono stati inseriti nel piano da 7 milioni di euro per rilanciare i cimiteri capitolini e sono sempre più necessari.
Spiega Valter Fabozzi, titolare di un’impresa funebre e membro del direttivo dell’associazione di categoria Federcofit: «Sta diventando così difficile trovare disponibile un loculo per le tumulazioni che a Roma la maggior parte delle famiglie preferisce seguire la strada delle cremazioni.
Dopo 30 anni Ama è tenuta a scrivere alle famiglie per comunicare che è scaduto il contratto di occupazione di un loculo e che quello che rimane delle salme deve essere spostato. A quel punto gli eredi possono decidere di confermare la concessione trentennale (pagando, in base alla fila dove si trova il fornetto, tra i 900 e i 4mila euro) oppure trasferire le spoglie. Visto il costo, in molti casi si decide di cremare i resti (soprattutto se c’è stata mineralizzazione del corpo) e tenere le ceneri a casa oppure di traslarle in fornetti più piccoli e dalle tariffe più contenute.
Invece spesso Ama si “dimentica” di avvertire gli eredi e chiedere la restituzione della tomba. Lo fa perché il grosso del personale è stato concentrato sulle cremazioni dopo lo scandalo della attese record durante l’emergenza Covid (anche due mesi) togliendo addetti destinati alle estumulazioni. Senza contare che molti dei fornetti andrebbero sottoposti a manutenzione. «Siccome queste operazioni sono fatte lentamente - conclude Fabozzi - Ama mette a disposizione e non prima di un mese poche soluzioni alle famiglie che vogliono tumulare i loro cari. Ma vengono offerti quasi sempre fornetti che non rispondono alle necessità degli eredi e questi possono attendere anche 6 o 7 mesi prima che venga trovata una sistemazione adeguata e dignitosa ai loro cari».
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