Roma, il racket dei residence: 2mila euro per un posto. Così i “portieri” gestiscono (a pagamento) le stanze

Gli alloggi che servono a ospitare chi resta senza casa, sottratti al controllo del Comune

il racket dei residence: 2mila euro per un posto. Così i portieri gestiscono (a pagamento) le stanze
di Fernando M. Magliaro
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Lunedì 27 Marzo 2023, 07:13 - Ultimo aggiornamento: 09:10

Nessuno di chi ci vive lo denuncia ufficialmente. Poi, a microfoni spenti, la parola racket compare. Si paga per entrare da abusivi anche nei residence. Si paga, spesso, a quelli che ufficialmente si chiamano "portieri" e che qualcun altro chiama "capo palazzo" con delle reminiscenze di oscuri tempi passati. Sono i sorveglianti che le proprietà dei residence incaricano di vigilare sulle strutture. E che, spesso, sono quelli che, arbitrariamente o dietro compenso, consegnano all'abusivo la chiave dell'appartamento rimasto libero. Nel silenzio del Comune che paga e che, se vuole avere il quadro chiaro, è costretto a organizzare i censimenti. Oppure, appunto, finisce per vigere, anche nei residence, la legge del più forte o più furbo che occupa.
Appartamenti che, per altro, costano anche molto cari: quasi 2mila e 100 euro al mese per persona: tanto spende oggi il Comune per l'assistenza alloggiativa nei Centri di accoglienza abitativa temporanea (Caat). O, come sono più comunemente noti, i residence. Si tratta di immobili cielo terra, di proprietà privata, che il Campidoglio affitta per collocarvi chi è in emergenza e che, senza questi appartamenti, finirebbe in strada pur avendo di fatto titolo per avere una casa popolare.

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IL COSTO
Ogni anno il Comune paga 20 milioni di euro circa fra affitti, servizi essenziali e manutenzioni degli immobili per 10 strutture che ospitano in totale circa 800 persone. Fanno, appunto, 2.083 euro al mese per persona.
Residence: una parola che si accompagna anche a uno stigma sociale e lavorativo: chi ci vive e non fa parte di giri malavitosi, preferisce non dire dove abita, non indica la via del residence ma la grande strada vicina, ai figli a scuola dice di non essere precisi, figli che non portano gli amichetti a casa. Su carta l'ospitalità nei Caat sarebbe temporanea: entro 24 mesi la legge prevede che chi ha diritto, ottenga la casa popolare. C'è gente che sta dentro da più di un decennio, con i figli che crescono, vanno a scuola, si diplomano, trovano un lavoro e poi se ne vanno.
Perché, nella guerra fra disperati, la casa popolare chi sta nei Caat non sembra poterla avere mai: chi occupa, passa sempre avanti.

Chi segue le regole, vede i suoi diritti costantemente usurpati.

 


E nei residence c'è anche il racket interno. «Questi ghetti sono gestiti da "portinerie" che si occupano di fare entrare negli appartamenti vuoti o che si liberano soggetti abusivi senza che dal Campidoglio ci siano mai veri controlli», dice Fabrizio Santori, consigliere comunale Lega. Che aggiunge: «Nonostante le reiterate promesse di punti per ottenere le case popolari, queste persone rimangono dentro per anni e anni. Insieme alle occupazioni abusive e i relativi costi, questo è un altro tassello che fa lievitare le spese per il Campidoglio con un vero e proprio danno erariale».

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I dossier sul problema residence sono datati praticamente da quando vennero ideati (biennio 2006-2008). Un primo tentativo di superarli avvenne alla scadenza dei primi contratti sotto la Giunta Marino: soldi pubblici a garanzia per i privati che avessero messo a disposizione case da affittare agli ospiti dei residence. Un buco nell'acqua. Con la Raggi venne avviato un programma di ridimensionamento delle spese e rivisitazione di contratti con la chiusura di alcune strutture. Ora, l'attuale Amministrazione è riuscita a chiuderne uno, quello di Cerquetta, e sta avviando le pratiche per chiuderne altri due (Valle Porcina e Casal Lumbroso) dove sono ospitati circa 200 nuclei familiari. E, per la prima volta dopo 5 bandi andati a vuoto, si stanno chiudendo i contratti per 200 nuovi alloggi da dare con il Servizio di Assistenza e Sostegno Socio Alloggiativo Temporaneo (Sassat).
 

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