Roma, orecchio mozzato per una lite sulla viabilità: condannati due fratelli Casamonica

Quattro anni di pena per i due fratelli accusati di aver sfregiato un egiziano

Roma, mozzarono l'orecchio a un uomo per una lite sulla viabilità: condannati due fratelli Casamonica
di Valeria Di Corrado
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Giovedì 1 Giugno 2023, 23:14

La lite è cominciata per una banale questione di viabilità ed è finita con un 58enne egiziano sfregiato al volto: gli è stato infatti tagliato l’orecchio destro con un coltello. Per questa vicenda, mercoledì scorso, il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Roma ha condannato, a 4 anni ciascuno, i fratelli Giuseppe e Antonio Casamonica con l’accusa di lesioni aggravate, mentre li ha assolti dal reato di violenza privata. Il pm aveva chiesto 8 anni di reclusione. «Alla luce di questa sensibile riduzione della pena, ritengo che il gup abbia escluso l’aggravante del metodo mafioso», spiega l’avvocato Alessandro Diddi, legale dei romani di 19 anni e 21 anni.

I FATTI
L’aggressione era avvenuta alle 4 di mattina del 17 aprile 2022, tra via Bellico Calpurnio e via Flavia Demetria, a Morena.

I due imputati - secondo la ricostruzione della Procura di Roma - avevano parcheggiato la loro Fiat 500 «in maniera tale da occupare parzialmente la sede stradale» e poi, vedendo arrivare l’auto della vittima in prossimità dell’incrocio con via Bellico Calpurnio, si erano posizionati al centro della strada, costringendo Magdy Mahomoud «ad arrestare la corsa dell’autovettura a bordo della quale si trovava in compagnia della moglie e dei due figli minorenni». Dopo che l’uomo era sceso dalla macchina per vedere cosa accadeva, Antonio Casamonica aveva cercato di ferirlo con un coltello, mentre Giuseppe lo colpiva con un pugno al volto, facendolo cadere per terra. A quel punto gli imputati lo avevano preso «a calci e pugni al volto e al corpo, impedendogli di rialzarsi». Infine, mentre un complice sconosciuto immobilizzava l’egiziano, Antonio Casamonica aveva usato un coltello «per recidergli» un pezzo di orecchio.

LA TESTIMONIANZA
«Ero in auto - aveva raccontato l’uomo dal letto di ospedale agli investigatori della Squadra mobile - Sono stato costretto a frenare perché una vettura non ha rispettato lo stop. Io gli ho gridato di stare più attento. Ma lui è uscito e si è dimostrato subito aggressivo». «Mi ha colpito con un pugno e poi una gomitata. Io ho cercato di difendermi - aveva riferito la vittima “a caldo” - ma dopo poco sono stato circondato da più persone, amiche del mio avversario. Mi hanno picchiato. Mi sono ritrovato solo contro almeno una decina di persone. Poi ho sentito un forte dolore a un orecchio, tanto da perdere i sensi. Solo dopo ho saputo che me ne hanno staccato una parte». 

Magdy Mahomoud aveva riportato un trauma cranio-facciale e contusioni multiple, «da cui derivava - si legge nel capo di imputazione - lo sfregio permanente del viso e in particolare la recisione della porzione superiore del padiglione auricolare destro». Era stato dimesso, con 21 giorni di prognosi, dal policlinico di Tor Vergata.

IL PROCESSO
Ai due fratelli era contestata dalla Dda l’aggravante di «aver utilizzato “un metodo mafioso” consistito nell’evocare l’appartenenza al clan Casamonica e nel tenere una condotta con modalità tali da richiamare quella particolare coazione e conseguente capacità intimidatoria che sono proprie delle organizzazioni mafiose». Tra queste, il fatto di aver aggredito la vittima in un luogo pubblico, davanti a diversi testimoni e punendolo con la recisione del lobo di un orecchio. L’aggravante, però, data l’entità della pena a cui sono stati condannati i Casamonica, secondo il loro legale, non è stata riconosciuta. Resta il fatto che la vittima aveva detto di aver paura di altre conseguenze e non si è costituita nel processo celebrato con il rito abbreviato.
 

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